Filippo PenatiSta prendendo forma, corpo fisico, nella mia testa, il cattivo pensiero che ho sempre tenuto per me e i miei amici riguardo al rapporto fra questione morale e comportamenti dei politici del Pd (oltre che di tutti i politici in generale). Con consapevole ingenuità, infatti, mentre mi aspetto che uno che si candida con Berlusconi lo faccia per se e per rubare soldi (come evidentemente ha fatto Berlusconi) nel contempo mi aspetto, aspetterei, che a sinistra e nel maggior partito di quella parte ci fosse, ci fosse stato, dopo Berlinguer, un atteggiamento chiaro. Che scorresse giù giù dal vertice verso gli amministratori dei piccoli paesini. Mi aspetterei dei comportamenti non ambigui.

Invece non ho fatto che raccogliere negli anni voci, evidenze di condotte non trasparenti o confidenze di richieste a imprenditori che poco avevano a che fare con la sanità etica, molto con un comportamento mafioso.

Oggi, alla lettura del documento scritto dal gip che si occupa del caso Penati -e che chiede la trasformazione dell’ipotesi di reato dalla corruzione in ben più grave concussione- tutti quei brutti pensieri, stratificati nei decenni, hanno preso corpo, faccia. A quella si sono sovrapposte le facce di tanti sindaci -insieme ad altri sicuramente onesti ma altrettanto sicuramente di piccoli centri- di cui come Pasolini potrei dire “io so”, non ho le prove ma lo so che sono dei Penati e come Penati hanno lavorato per il “livello di Roma”. Mi aspetto che salti fuori qualcuno che dica: ma fino alla sentenza va considerato innocente! Si, vabbè…

Quanto bisogno avremmo ORA di un partito capace di dire “Noi siamo diversi”… e invece siamo qui a sorbirci gli equilibrismi di Bersani e del suo partito nei giorni della sua Festa Nazionale che passa con decine di dibattiti pseudo intelligenti senza una parola sull’argomento. Come un prete pedofilo in chiesa. Tutti lo sanno, nessuno ne parla ad alta voce.

Queste le parole del gip: «È desolante constatare come un uomo politico con importanti incarichi istituzionali passati e presenti (sindaco di Sesto San Giovanni, presidente della Provincia di Milano, portavoce del segretario del Partito democratico e vicepresidente del Consiglio regionale) adotti le stesse cautele di un delinquente matricolato». Le cautele di un delinquente matricolato, così, come un Verdini qualunque.

Enrico, dove sei?

Pereira

1 commento

  1. @Pereira

    Mi ha molto colpito la descrizione del sistema Sesto S.Giovanni da parte del giudice che conduce le inchieste, riportata dal Corsera : “un sistema organizzato come un direttorio democratico”.
    Con la parola direttorio si può pensare fino alla concussione , con la parola democratico si pensa che tutto venga fatto per alimentare il partito come elemento trainante del consenso popolare.
    Anche io non so, ma sospetto fortemente che il sistema
    funzioni così ovunque ci siano interessi che si sviluppano e prendono forma.
    Mi fa tristezza Bersani che è partito lancia in resta
    minacciando querele di massa e che ora mi sembra abbia dimenticato tutto.
    Ora comunque resta da stabilire il grado e la profondità con cui anche i cittadini sono coinvolti nel sistema di corruzione.

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