Visitare l'Alentejo - Portogallo

Se Lisbona rappresenta la magia, ciò che la circonda non può rimanere sconosciuto agli amanti del Portogallo, soprattutto a chi nella cultura, nella vita sociale e nella musica ricerca radici ed emozioni forti, che non vengono solo ascoltando fado, ma in genere tutte le musiche popolari, alcune antichissime, che il Paese esprime. E ciò in tutta la sua grandezza, da Bragança a Vila Real de Santo Antonio, da Viana do Castelo a Sagres, da Sines a Marvao. E non solo i must come Porto o Coimbra, Braga o Tomar, Sintra od Obidos, solo per citarne alcuni, ineludibili, che fanno della terra lusitana un luogo dove immergersi a 360 gradi.

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Ho scelto, stavolta, l’Alentejo per questa variazione sul tema, che non è poi così tanto strampalata. Perché, ad esempio, i Ganhoes di Castro Verde hanno registrato con Dulce Pontes un album di musica popolare straordinario dove svetta “E’ tao grande o Alentejo”. Meritano un doppio ascolto.

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I Ganhoes sono un gruppo di canto popolare che hanno come loro punto di incontro la taverna di Joao da Cabeça, appunto a Castro Verde, 160 chilometri da Lisbona. La storia è molto bella, e mi onoro di essere socio onorario dell’associazione: ho superato, infatti, l’esame di ammissione in una sera di diversi anni fa, una sera nella quale scoprii questo angolo di mondo dove chi ci vive ha ancora l’emozione nel cuore e vede ciò che lo circonda come un palcoscenico da cavalcare con grande umiltà, ma allo stesso tempo a petto in fuori. Joao è il titolare della taverna, che ha acquisito dopo il ritorno dall’Olanda dove aveva lavorato. L’osteria, piena di tavoloni e con un bancone laterale di quelli da vecchio bar delle nostre periferie, col lastrone di marmo sopra, è una istituzione a Castro Verde e qui i Ganhoes, alla lettera braccianti, si riuniscono per le loro serate, nelle quali cantano, bevono, mangiano e parlano ad alta voce di tutto quello di cui si possa parlare. Ah: le donne sono bandite da queste riunioni. E poi comunque non sono solo braccianti, quelli che coltivano i campi d’intorno, ma muratori e operai, tanti tornati nella loro terra da lontano, Svizzera soprattutto. Nella serata in cui sono entrato fra i ganhoes ho sostenuto il rito di iniziazione: mangiare la testa dell’agnello e la guancia del maiale usando il loro coltellino a serramanico. Mi rimarranno odori e ricordi molto forti, comue quello del vino, aspro, che a fiumi ha percorso il tavolone, servito da Joao in caraffe di ceramica. Ma anche il loro canto, il “ponto” e l’”alto” e il “coro”, le tre fasi successive dei loro brani. Partendo da Castro Verde avevo già voglia di tornarci. E in effetti i miei amici ganhoes mi hanno rivisto.

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Sempre Alentejo, profondo: Ponte de Sor, altro luogo del mito, più “moderno” di Castro Verde, ma altrettanto vero. Una grande piazza con opere d’arte venute dall’Italia grazie a Sete Sois Sete Luas e la passione delle orchestre, nate nelle balere che anni fa imperavano qui trasmettendo la passione per la musica da ballo americana. Al ritmo del cha cha cha, del mambo e dello swing ecco quindi la “Orquestra Ligeira”, trentacinque elementi che animano le feste del luogo e che ci sanno fare col ritmo. Ma questo sarebbe poco rispetto a quello che è il vero e proprio vanto di questa zona, una formazione originale, quasi unica, la cui tradizione risale al 1942. Allora l’orchestra si chiamava “Os mindagos”, ma dal 1977, quando riprese con particolare enfasi, fu la “Orquestra de harmonicas de Ponte de Sor”: una orchestra, come dice il nome, tutta di armoniche a bocca, o “gaita de beiços”, come si dice qui. Da allora, la formazione ha valicato i confini prima della Regione quindi del Portogallo, andando a incontrare gli emigrati in goni parte del mondo. Una orchestra che esegue non solo pezzi scritti alla bisogna, ma arrangia grandi successi, da “O sole mio” addirittura all’”Hino da alegria”, l’Inno alla gioia di Ludwig Van Beethoven. Scusate se è poco. Il tutto grazie a una cultura che è insita nella gente alentejana: alla scuola di musica comunale sono iscritte centinaia di persone.

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Ma tutto l’Alentejo, che è vasto e interessante nella sua alternanza di campi e dighe, città e piccole rocche, ha una particolare propensione per la musica soprattutto corale, come quella espressa a Monsaraz, località conosciuta anche per il vino di ottima qualità. E in Alentejo è nato anche un “fado operario” che ha costituito senz’altro un movimento culturale e sociale di grande importanza per combattere da un punto di vista delle idee la dittatura salazariana e che ora è molto studiato alla facoltà di lettere della Università di Lisbona.

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Professionisti o amatori, sono tutti artisti, questo è certo: anche i vigili del fuoco di Vila de Alvito, che ci salutano con il loro gruppo “Campos do Alentejo”. Sapendo bene che chi ci va una volta non vede l’ora di tornare in quei luoghi e divertirsi con le cose semplici e genuine che questa gente ci regala ogni volta.

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