Emilia- Romagna amara per Grillo che da quelle parti sta raccogliendo dimissioni e “incomprensioni” a getto continuo.

Prima ci fu l’uscita contro lo jus soli dei bimbi nati in Italia da cittadini stranieri. Disse proprio così: «la cittadinanza a chi nasce in Italia, anche se i genitori non ne dispongono, è senza senso». Parole che indignarono una consigliera di quartiere rumena, Antonia Dejeu, spingendola a lascia il Movimento 5 Stelle (e la carica)…

…poi ci fu l’epurazione via web del consigliere regionale Andrea Defranceschi, reo di aver firmato una risoluzione volta a salvaguardare il posto di lavoro dei giornalisti della redazione bolognese de L’Unità in contraddizione – e la salvaguardia di posti di lavoro? – con la lotta del Movimento contro il finanziamento pubblico ai partiti.

Infine va registrata la defezione di una dozzina di militanti di Cento (Ferrara) in blocco che hanno con questo gesto inteso protestare contro l’ingiusta – a loro dire – espulsione di un altro consigliere dal Movimento.

L’aspetto che colpisce di più in tutti questi episodi è la palese contraddizione fra il predicare bene dei proclami di democrazia perfettamente orizzontale – “uno vale uno” – e il razzolare maluccio dell’assenza di confronto in tutti questi casi in cui il leader prende regolarmente le distanze da un criterio inclusivo.

Strano.

Ma è un fatto che gli episodi accennati siano pieni di contraddizioni dei più elementari principi democratici… Negare il diritto di cittadinanza a bimbi nati qui che parlano italiano – spesso il dialetto – solo perché sono figli di “stranieri” è un’affermazione che se esce dalla bocca di Borghezio subito gli diamo del fascista.
E se lo dice Grillo no?
Pereira

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