Avevo pensato altre volte di scrivere una rantologia, pensando che ormai ho l’età in cui si comincia a scrivere della morte. È una delle tante cose che ho pensato di scrivere e non ho mai scritto.
Ma in queste notti, anche in questi giorni, quando non passano inservienti ed infermieri, una sinfonia agghiacciante di rantoli accompagna il mio dormiveglia.
Ogni rantolo ha la sua storia, la sua ragion d’essere, l’idea di una rantologia si riaffaccia nella mia mente sconvolta dalla febbre. Ci sono rantoli di tutte le tonalità, di volume cangiante, a volte di una regolarità ed un ritmo cadenzato e quasi musicale, altre volte capaci di accelerazioni e rallentamenti, di note acute e note basse alternate. Ci sono rantoli disarticolati, altri che invece sono pieni di parole, di invocazioni. Una voce femminile, le prime notti, per tutta la notte ripete ogni trenta secondi “aiutatemi”.
Aiutatemi.
Ininterrottamente per ore e ore, fino ad addormentarsi, per poi risvegliarsi e riprendere, con la stessa regolarità.
Aiutatemi.
Sembra una voce di bambina, ma è sicuramente di un’anziana.
Da una stanza provengono a cadenza irregolare dei rantoli che cercano di abbinarsi a delle parole. In alcuni momenti il rantolo invoca Dio, in altri momenti invoca la mamma. Ci sono dei momenti in cui i due lamenti si fondono e un rantolo lancinante “Dio mama” squarcia il reparto. Dalle voci e dalle grida soffocate degli infermieri capisco che quando avviene questa trasformazione in “Dio mama” il malato prende i suoi escrementi e ci si cosparge tutto il corpo, per poi cominciare a rotolarsi andando a sporcare anche i recessi più reconditi del letto. Inservienti ed infermieri devono intervenire in quattro. A quel punto il rantolo si placa, non credo che lo sedino, credo che sia appagato di quanto ha fatto. Le operazioni di ripulitura durano un’ora, qualche inserviente non ce la fa, con grande compostezza rimprovera quell’uomo capace di trasformazioni così sorprendenti. Questa scena si ripete tre o quattro volte, il rantolo “Dio mama” avvia questo rituale che mette a dura prova la resistenza del personale, straordinariamente attento a non far trapelare emozioni e a non avere reazioni che possano influire sul morale dei pazienti.
Poi questo rantolo si è regolarizzato, affievolito, ne ho riconosciuto ancora per un po’ il timbro, fino a non sentirlo più.
Il mio compagno di stanza rantola forte, ma irregolare. Quando è nel pieno del rantolo il suo volume copre quello dei rantoli che vengono dalle altre stanze, ma ci sono lunghe pause in cui il respiro si fa più regolare. E’ allora che gli altri rantoli arrivano fino a me.
– Vedi anche Stralcio 1 e Stralcio 3 –
Ho voluto raccontare la mia esperienza e il mio ricovero in ospedale per COVID-19 scrivendo questa Rantologia. Volete leggerla? Ecco come fare:
Fate una donazione di quello che volete e potete, pochi o tanti euro, al consorzio sociale Santa Colomba di Pesaro. I fondi raccolti sostengono la prevenzione della diffusione del virus nelle case di riposo.
L’IBAN è IT41 Z 03069 09606 100000060476, intestato a Consorzio Sociale Santa Colomba, la causale “sostegno campagna di prevenzione”.
Mandate copia del bonifico all’indirizzo: mail.rantologia@gmail.com, risponderò spedendovi il pdf di Rantologia. Se pensate che la cosa possa interessare qualche vostro amica o amico, condividete questo post.
Michele Gianni