Qualunque statista di un paese occidentale avesse annunciato le dimissioni dopo l’approvazione di un impegno legislativo avrebbe provocato una determinata reazione emotiva, di esultanza nella parte avversaria e di tristezza nella propria parte.
Il caso di B. come sempre, è a parte. Nell’opposizione nessuna esultanza, non solo perché il paese è sull’orlo del baratro ma perché l’uomo non è di parola e chissà cosa succederà fra 10 giorni. Nelle sue file più della tristezza, anche fra gli elettori, regna un misto di sconcerto e vergogna. Quasi tutti però sono d’accordo su una cosa: è indifendibile eppure è ancora lì. E non è finita.
Perché?
“Se continui con questa cocciutaggine nessuno di noi ti potrà aiutare a garantire i numeri alla Camera”. Spifferi e voci bene informate dicono che queste siano state ancora l’altro ieri le parole di Gianni Letta in una giornata in cui la promessa di un passo indietro è stata subito rimangiata dopo un blitz ad Arcore con i figli e Ghedini, argomento: aziende e affari di famiglia messi in pericolo dal declino politico del titolare.
Tutto un paese si ritrova appeso a questo incredibile e vergognoso crepuscolo personale in cui l’interesse del paese è completamente ignorato, dove non è chiaro se in questo pesi di più il disturbo psichico e il conseguente distacco dalla realtà o il totalizzante conflitto di interessi.
Spero che un giorno non ci ritroveremo a rileggere il comportamento di ieri di Napolitano che ha dato fiato a B. in un momento di grande debolezza politica come quello imperdonabile di D’Alema alla bicamerale, ormai un secolo fa e passato alla storia come colui che salvò B.
Vedremo.
Nel frattempo c’è poco da ridere.
Pereira
@ PEREIRA
E’ già pronto Mario Monti… come avevo previsto molti mesi fa.
Andate a cercare il commento.
M. Gramellini: Se penso a un’Italia senza B, immagino un brigadiere che si addormenta mentre intercetta le telefonate fra il professor Monti e Mario Draghi. Oh, mica voglio un’Italia di banchieri. Ma un po’ grigia e barbosa, sì. Non moralista, morale. Che per qualche tempo si metta a dieta di barzellette, volgarità, ostentazioni d’ignoranza. Dove l’ottimismo non sia la premessa di una truffa, ma la conseguenza di uno sforzo comune. Un’Italia solare, anche nell’energia. Con meno politici e più politica. Meno discorsi da bar e più coerenza fra parole e gesti. Una democrazia sana e contenta di sé, che la smetta di prendere sbandate per gli uomini della provvidenza e si ricordi di essere viva ogni giorno e non solo una volta ogni cinque anni per mettere una crocetta su una scheda compilata da altri. Un’Italia di politici che non parlano di magistrati, ma coi magistrati (se imputati). E di magistrati che parlano con le sentenze e non nei congressi di partito. Di federalisti che non fanno rima con razzisti. Un Paese allegro e però serio. Capace di esportare non solo prodotti belli, ma belle figure. Vorrei essere governato da persone migliori di me. Che non facciano le corna, non giurino sulle zucche e si sfilino un paio di chili dalla pancia, prima di far tirare la cinghia a noi, ripristinando il principio che chi sta in alto deve dare il buon esempio.
Per giungere a un’Italia così, le dimissioni di B rappresentano un primo passo. Adesso devono dimettersi tutti gli altri. Perché più ancora di Berlusconi temo i berluscloni.