Haiti dopo la catastrofe.
Diario di un infermiere professionale volontario – 3

Port-au-Prince, 14 febbraio 2010.
Questa sera sono di fretta, alle 23 si spegne il generatore e via il wireless.
Qualcosa comunque si può raccontare di questa giornata caldissima che rende difficile lavorare nelle tende a 40° C e passa. L’unico ambiente vivibile è la sala operatoria dove c’è un tentativo lodevole di aria condizionata che rende l’ambiente – almeno climaticamente – più sopportabile.

Baraccopoli post terremoto ad Haiti.
Nella foto: baraccopoli sorta spontaneamente dopo il terremoto nei pressi di Port-au-Prince (non molto diversa da quelle presenti precedentemente).


Il problema principale che si sta presentando è quello della malaria. Le zanzare sono come i nostri storni quando sciamano sugli alberi al tramonto ed i casi di malaria aumentano (due solo oggi visti in ospedale), speriamo almeno che sia sensibile alla terapia, come si dice.

Ogni tanto qualche “innocuo” lucertolone scivola via discreto tra le tende, niente di che in confronto al campo del genio militare distante meno di un km da noi, dove pare che le tarantole siano di casa tanto che qualcuna è già finita nei barattoli di vetro a fare bella mostra di sé…… ooops spegnimento anticipato del generatore… ciaooo…

La corrente è tornata: eccomi qua di nuovo. Questa notte abbiamo fatto un parto cesareo urgente, le giornate scorrono con un’attività ambulatoriale chirurgica che cerca di rimediare alle tremende condizioni igieniche in cui vanno a parare le ferite e le amputazioni dei primi giorni.

Nei prossimi giorni si dovrebbe continuare la missione nella cittadina distante circa 100 km, dove Padre Alcide (il nostro contatto) gestisce un centro di accoglienza con una scuola dove abbiamo attrezzato un ambulatorio.

Non è tanto la devastazione del terremoto che qui ha colpito, quanto l’enorme massa di sfollati (circa 50000) che ha creato grossi problemi igienico sanitari, ed a cui si cerca di dare una risposta di minima.

Ora ti lascio. La sensazione nostra comunque non è molto bella, ci si sente un po’ inutili di fronte a questa situazione che come ti dicevo era già prima drammatica ed a cui nessuno sembra in grado di dare risposta, anche perché la disorganizzazione tra le forze in campo è l’aspetto più rilevante. L’Onu non sembra in grado di creare una rete efficace.

Si fornisce tutta l’assistenza possibile, rimane il dubbio di cosa sarà dopo, ma questo è un aspetto conosciuto della psicologia delle catastrofi, qui accentuato dal fatto che incombe la stagione delle piogge e poi degli uragani (prevista per fine Marzo) che renderà impossibile ogni intervento.

Ciao Pulcio… saluta tutti… domani non so bene perché è prevista una giornata impegnativa, non so se riuscirò a scriverti.
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