Alla Parreirinha de Alfama.

Merita tornare con le nostre gambe nei vicoli dell’Alfama e salire Beco do Espirito Santo per pochi metri e varcare la porta in legno della Parreirinha de Alfama. Lo avevamo già fatto per incontrare la padrona del locale da molti decenni, Argentina Santos, una delle cantanti della tradizione “menor”, quella “povera” che ha fatto vivere il fado e farlo arrivare fino a noi ancorato alle sue radici popolari e di artisti nati sulla strada e cresciuti nei locali malfamati, i quali forse non hanno la tecnica dei giovani, ma mettono il loro cuore davanti a tutto e si esprimono in un modo che sarà difficile ripetere quando non ci saranno più – ma bando alle nostalgie e alle riflessioni tristi, che non si addicono mai a Lisbona quando la città ci abbraccia con la sua immensa passione, decadente certo, ma così positivista.

Alla Parreirinha de Alfama.

La Parreirinha inizia il suo spettacolo solitamente con una quasi omonima della titolare, Tina Santos (ma non sono parenti). Tina ha una voce forte, un viso splendente, la presenza della donna volitiva, sa trasmettere allegria e quando canta “Uma casa portuguesa” dispensa baci a tutti. E’ il bastone della maturità (vecchiaia per Argentina è un insulto) della “padrona”, come la chiama con venerato rispetto (senza intaccare quello che dicevamo prima), ma anche il suo appiglio naturale nella voce, la sua erede. Una postura, quella di Tina, trascendente; una potenza che fa emozionare e avvinghia.

Parreirinha de Alfama.

Ci sono altre valide colleghe, cresciute e rimaste nell’ombra di Argentina perché a lei devono moltissimo; altre voci delicate, come quella di Alexandra, per esempio; Lina Alves, invece, non c’è più: un tumore se l’è portata via, ma fino alla fine ha regalato la sua emozione, icona anch’essa di un tempo che resterà sempre indelebile nel ricordo di chi l’ha vissuto. E poi, alteri nella loro sobria eleganza, ci sono i maschi: Pedro Lisboa e Julio Tomar, soprattutto, che coi loro cognomi si legano indissolubilmente alla realtà portoghese. Tutti accompagnati dai musici fidati della “dona” del locale, Costa Branco e De Carvalho. Sono talmente legati, talmente vicini, che quando le loro dita si muovono sulla chitarra sembra quasi che guardino altrove. Ma anche loro, quando l’emozione cala e il busto di Amalia giovane riflette la luce delle candele, sentono, ogni sera, una emozione, quella di chi ha la propria vita legata a quei suoni, a quelle movenze, a quei palpitanti momenti di vita che ogni sera si ripetono da anni, ma che ogni, anche per noi, sono diversi. Lasciare la Parreirinha in piena notte è avere riempito di senso la propria testa e di buoni umori la propria bocca.

Parreirinha de Alfama.

Capita, almeno a me è capitato spesso, di usare questo locale per le celebrazioni: il compleanno, per esempio, mio e quello di Argentina; o sancire una collaborazione di lavoro; o un’amicizia. Di certo è un punto di riferimento per chi, anche una volta sola, arriva a Lisbona e ne vuole conoscere gli odori più veri: qui, al numero uno del Beco de Espirito Santo, cuore dell’Alfama, se ne respirano, se ne sentono ancora molti, tutti, diremmo. Se ne sono accorti, quelli che ci sono stati: il mio amico Alessandro, che di emozioni musicali se ne intende, non ebbe dubbi a definire la sua prima cena alla Parreirinha come una di quelle serate indimenticabili, che ti segneranno sempre. Ecco perché è bello tornarci anche a fine serata a sentire l’ultimo brano prima di andare a dormire. Sarete più leggeri nello spirito, avrete compiuto il vostro buon proposito. Lisbona è una città che a questo si presta.

Ps: sono in Italia i Deolinda, un gruppo che chi ha la fortuna di averlo vicino può andare a sentirlo e non rimarrà deluso.

1 commento

  1. Il concerto di Springsteeen nel 1985 a San Siro, Caetano a Perugia sotto la pioggia, il Trio eletrico di Armandinho nel mercoledì delle ceneri del 1992 in Praca Castro Alves, un sofferente Chet Baker a Castiglione della Pescaia l’anno prima di morire, Argentina Santos la prima volta alla Parreirinha. Dio ce la conservi per tanti anni ancora.

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