Cari amici, dal piccolo gioiello dell’isola di Iona, l’isola dei re e dei santi, ci spostiamo oggi a Nord, per cominciare ad esplorare le Ebridi, quella cintura di piccoli satelliti che circonda, a nord ovest, le higlands di Scozia.

Skye: Kyle of Lochalsh

Queste isole, tanto sono concentrate di bellezze e di storia, pregevoli come i migliori whisky di puro malto di orzo e di torba, che paiono essere frutti dell’alambicco di un mastro distillatore, che per una volta incredibilmente estrasse il meglio dalla terra stessa di Scozia. Il nostro viaggio non può che cominciare al castello di Eilean Donan, forse il più riconoscibile di tutti quelli del paese, teatro di film molto popolari come Highlander e James Bond, sicuramente uno dei luoghi più suggestivi e noti del paese, eretto su un isolotto per difendersi dalle scorribande dei vichinghi, e collegato alla terraferma da un imponente ponte ad archi di pietra.

Skye: Eilean Donan Castle

A pochi chilometri da qui, un altro ponte, a Kyle of Lochalsh (vedi foto in alto), è la nostra porta per Skye, che è un’isola, ma dal 1995 è stata legata alla terraferma da questa imponente opera dell’ingegno umano. Salirci sarà un pò come lasciare ciò che conosciamo per l’ignoto, e il castello, qui, di Donan, l’ultima roccaforte, il bastione delle nostre certezze, che dovremo abbandonare insieme alla Mainland quando saliremo sul ponte, stretto, lungo come un budello, che ci condurrà in un altro universo. Prima di farlo, una divagazione di qualche chilometro ci porta, come a voler toccare per l’ultima volta il mondo reale, nel delizioso paesino di pescatori chiamato Plockton, tutto disteso su una piccola e riparata baia, con la sua ordinata fila di casette tutte bianche. Si dice che la luce qui sia così bella da richiamare appositamente pittori da ogni dove, per impressionarla nelle loro tele. Ma quando ci arriviamo, il sole non è più tra noi, e pare che Skye ci venga a chiamare fino a qui, allungando le sue dita fumose. Non per nulla nella lingua dei vichinghi veniva chiamata isole delle nuvole, e il suo nome gaelico significa Isle of Mist, isola della nebbia, o meglio della bruma, di quella sottile e vaporosa foschia che, senza neanche accorgerci, ci ha portato a superare quella terra di frontiera che è Kyle.

Siamo già in quello che è forse lo scrigno della cultura gaelica, dove sorge addirittura una scuola che tenga in vita l’onorevole e pugnace storia di questa lingua. Siamo già nella terra dei McDonald e dei McLeods, i cui avi cacciarono i vichinghi da qui nel 12° secolo. Basta percorrere poche miglia della strada che taglia tutta Skye, da sud a nord, per ritrovarsi immersi in un paesaggio mozzafiato, presi tra il mare gelido e le sue coste scoscese, che sembrano aver subito anche loro i fendenti delle numerose battaglie avvenute qui, tanto sono piene di piccoli fiordi, di insenature, che arrivano a toccare la base di montagne non troppo alte, ma meravigliose, inquietanti nonostante la loro rotondità, incredibilmente magnetiche, che come potenti calamite attirano a sè tutte le nebbie e i vapori del mare, nascondendocisi in mezzo.

Le più severe tra queste sono i Cuillins, paradiso dei camminatori, la cui vetta più alta, coi suoi 986 metri, è stata ribattezzata Inaccessible Pinnacle, perchè l’unica a non essere stata vinta nientemeno che dal celebre reverendo Munro! Due parole su questo bizzarro personaggio dobbiamo dirle, perchè fa parte della storia stessa della Scozia! Sir Munro infatti, appassionato di alpinismo, alla fine del 19° secolo pubblicò una lista delle 545 vette sopra i 3000 piedi (914 m), indicandone alcune come le più degne di essere scalate. Da allora, nacque addirittura una pratica, il “munro bagging”, l’usanza si scalare tutti i 284 munro più belli di Scozia. Avete capito bene, il reverendo Munro divenne così famoso, che diedero il suo nome a tutte le vette sopra i 3000 piedi appunto. Gli anglosassoni, nella loro maniacale precisione, nominano appunto come munro queste montagne più alte, fino a 914m, come corbett quelle fino a 2500 piedi(763m) e come graham quelle fino a 2000(610m)! Sono invece montagne tutte quelle sopra i 1000piedi. Pensate quanto possano essere invidiosi gli odiati inglesi del fatto che i munro siano tutti in Scozia! Per farvene un’idea vi consiglio di guardarvi la deliziosa commedia inglese, con un giovane Hugh Grant, dal titolo alquanto esaustivo di: “L’inglese che salì la collina e scese la montagna”!

Skye: Cuillins

Ma cominciamo ad inoltrarci nelle lande più remote ed a scoprirne i segreti. Avete sentito tante volte la parola magia in queste puntate sulla Scozia, e dovrete scusarci, perchè continueremo ad abusarne! Come evitarlo se già, nella prima delle piccole regioni in cui è divisa Skye, lo Sleat, ci imbattiamo in ciò che resta della fortezza di Dunscaith, una delle tante dei MacDonald, e poi nei resti del Caisteal Camus, dove ancora aleggia tra le rovine una Green Lady, o gruagach, uno di quegli spiriti che come gli antichi genii romani seguivano le fortune di una famiglia, ultimo superstite di gloriose dinastie che ricchezze e potere non hanno risparmiato dall’implacabile mano comunista del tempo.

Sulla strada piccoli cartelli ci indicano che qui vicino, qualche sera, è ancora possibile ballare il ceilidh, la folkloristica danza scozzese!

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E’ ora di mangiare, e non troviamo modo migliore per farlo che prendere in un negozietto qualcosa da portar via, e cercare il pittoresco villaggio di Elgol. Diciamo che per uno spuntino al volo, al sacco, dobbiamo farci non so quante miglia di strette stradine, dove incontreremo si e no 3 macchine, mettendo in pratica il tipico rito scozzese del saluto di ringraziamento. Dovete sapere infatti che, essendo la gran parte delle strade di Scozia ad una sola corsia, ogni poche decine di metri potrete trovare una sorta di piazzola, spesso un semplice piccolo slargo, dove si fermerà quello che lo trova dal suo lato per far passare la macchina che arriva in senso contrario, il cui conducente gentilmente non si dimenticherà di ringraziare con un cenno della mano. Il paesino, un piccolissimo presidio umano quasi in mezzo al mare, meritava tutto il tempo necessario a raggiungerlo, regalandoci un pranzo intimo e solitario sulle scogliere: intimo per modo di dire, visto il frastuono delle urla dei grossi gabbiani che reclamavano qualcosa anche per loro!

A stomaco pieno, si sa, si viaggia meglio, anche se, per digerire, si è fatto un goccetto di Talisker, il pregiato whisky, prodotto proprio qui, preferito anche dalla nostra cara e vecchia conoscenza del Kintyre, Robert Louis Stevenson, di cui abbiamo già detto in un numero passato. Siamo ormai nella penisola di Duirinish dove, tra una vecchia scuola per la fabbricazione delle cornamuse, e i resti di un villaggio di “black croft,” gli antichi cottage con tetto in paglia e pavimento in terra, giungiamo a Glendale, a tributare il nostro onore ai famosi martiri, imprigionati e uccisi qui, per aver dato vita alla rivolta contro i MacLeod, che imponevano tasse troppo alte. La storia è sempre stata questa, d’altronde, dove ci sono signori e signorotti, spesso ci sono abusi e soprusi, e solo qualche volta gente che riesce a ribellarsi.

La Scozia è sicuramente una terra rossa, per i suoi colori, ma anche per il sangue versato dai suoi tenaci abitanti nelle lotte per la libertà, con i potenti locali o con gli inglesi. Il passo è breve per il mondo alquanto fantastico della penisola di Waternish, densamente popolata di…spiriti e folletti! Alla Trumpan Church, eretta dai soliti MacDonald, si sentono ancora cantare i loro fantasmi, nell’anniversario della battaglia che li vide soccombere, spazzati via dai MacLeod. E tra le antiche tombe, la “trial stone”, la pietra della prova, una colonna con un buco, dove gli accusati dovevano, bendati, infilare il loro dito, e l’eventuale fallimento era ovviamente prova di colpa! Poco distante, il Dunvegan castle, da cui mossero proprio i MacLeod per il loro assalto finale, dove è possibile ancora vedere la “fairy flag”, il magico vessillo che gli stessi MacLeod vantavano come regalo delle fate, e che li avrebbe protetti e guidati alla vittoria.

Skye: Old man of StorrAbbiamo lasciato per ultimo il Trotternish, la penisola forse più bella, con i suoi drammatici paesaggi. A sentinella della strada costiera che ce li fa attraversare, the Old Man of Storr, un gigantesco pinnacolo roccioso isolato sulla montagna che guarda il mare. Gli fanno compagnia i picchi di Quiraing, una serie di vette dalle strane sembianze, che paiono disegnati da un ispirato Tolkien: torri e torrette di roccia sembrano i pezzi di una scacchiera per giganti. Oppure trovate l’ago, la prigione, e persino il tavolo, piattaforma rocciosa così piana da consentire ai locali di praticarci sopra l’antico gioco dello shinty, una sorta di progenitore dell’hockey, con mazze e una palla.

Non mancano anche qui castelli infestati, come quello di Duntulm, abbandonato proprio a causa della ingombrante presenza dello spirito inquieto di Hugh MacDonald, imprigionato e nutrito a salatissima carne, impazzito e lasciato morire di sete! Se state attenti potreste anche incontrare la sfortunata bambinaia, che in mezzo ad una battaglia perse il piccolo figlio dei signori, pagando con la morte la sua improvvida disattenzione. Sarà mica il suo sussurro, quel suono straniante che ci penetra il cervello, affacciati alla meravigliosa terrazza sul mare, che ci regala l’ultimo spettacolo di questa incredibile isola? No, forse è solo il vento che si infila in mezzo alla ringhiera di ferro… La suggestione, e le vertigini, non mancano comunque: da qui ci si sporge nel vuoto, su un promontorio a strapiombo sul mare, affiancati da un ruscello che si va a gettare laggiù, come un amante ovidico separato dal suo compagno, con una cascata impressionante che finisce direttamente fra le onde e gli scogli.

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Non ci resta che raggiungere Uig, da cui, se l’oceano vuole, partiremo per le isole di Harris e Lewis. ..

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