B&BGentilissimo sig. Pereira,
ricorda il sciur Brambilla? Era, costui, un industrialotto di quella vasta zona dove i toponimi sembrano imperativi plurali (Seriate, Gallarate, Besate e via comandando).
Grande lavoratore, veniva dalle miserie del dopoguerra. Lavorando, lavorando si era fatto la fabbrichetta, la villetta, la barchetta …
Cattolico, sebbene occasionalmente peccatore, aveva dei principi, lui: etica del lavoro, del decoro, della famiglia.
Quando se ne presentava l’occasione, evadeva le tasse, ma non lo rivendicava come diritto. Parlava male dei meridionali, ma non malediva l’Unità d’Italia e Garibaldi.
Vizi privati e pubbliche virtù.

Come lei sa, il sciur Brambilla ebbe due eredi: il Cavalier Berlusconi e il senatùr Bossi. Vennero alla luce più o meno nello stesso periodo. Due gemelli, direi. Era il tempo -passato poi alla storia come “Tangentopoli”- in cui sembrava, ai più, che si volessero colpire i vizi privati.
L’uno, il senatùr, esibiva manette in Parlamento. L’altro, il Cavaliere, si presentava come l’antipolitico, “il nuovo che avanza”.
Finirono per allearsi, litigare, nuovamente allearsi. Questa volta, com’era naturale, per sempre. E fu un successo.

Insieme portarono L’EGOISMO AL POTERE. Proclamarono il diritto alla avidità, all’ingordigia, alla stizza infantile che spinge due bimbetti sulla spiaggia a picchiarsi per un secchiello al grido di: “è mio!”.
“E’ mio il mio guadagno e non voglio dividerlo con nessuno: non voglio pagare le tasse!”
“E’ mio il mio paesello, la piazza, il giardinetto, la panchina e non ci voglio nessuno straniero tra le balle!”
E’ MIO, è stato il vero slogan vincente di questa destra anarcoide/localista.

E’ stata la rivolta contro le regole, i limiti, la moderazione, i vincoli posti dalla convivenza civile.
Aiutati dai loro amici, il Cicciopotamo Ferrara e il Vaffanculista Sgarbi -due esagerazioni viventi- B&B hanno fatto dell’eccesso, della volgarità, della sregolatezza, della villania uno “stile” di vita.
E gli italiani, regrediti alla fase coprolalica, giù a ridere, come scolaretti se il maestro si mette a fare le puzzette in classe.

Ora -pare- la ricreazione sta finendo.
Forse aveva ragione Montanelli: il berlusconismo è una malattia che bisogna prendersi per poter produrre gli anticorpi. (Sono certo che Montanelli pensasse a tempi molto più rapidi).
Da un po’ di tempo è sensazione diffusa che il Cavaliere stia per essere sbalzato da cavallo.
“Sarà la Lega a fare il pieno dei voti, ad avvantaggiarsi del vuoto che lascerà la caduta di Berlusconi”, proclamano i soliti esperti.
E invece no. Per quanto il senatùr cerchi di smarcarsi, di prendere le distanze, il suo movimento ha subito una sconfitta elettorale quasi maggiore di quella dei pidiellini.

I dati di realtà ci dicono che il Cavalier B. non potrà cambiare: la sua regressione, la sua rivolta contro le regole non sono mai state al servizio della liberazione di nuove energie rinnovatrici ed ora sono, palesemente, frutto dell’inacidito rimbambimento senile di un uomo a fine corsa, che non può più nulla chiedere, nè offrire, alla vita.
La Lega, se manterrà la sua struttura leader/fideistica al servizio dell’altro gemello B., ne seguirà probabilmente la degenerazione. E potrebbe essere una degenerazione pericolosa, all’insegna del paranazismo di un Borghezio.
Potrebbe, viceversa, la Lega -e ripeto: potrebbe- sganciarsi dal modello (e dal gemello); acquisire una cultura del bene comune (che non coincide col bene del Comune), rappresentare davvero le esigenze di un ceto produttivo messo in ginocchio dall’eccesso di burocrazia e dalla mancanza di infrastrutture, conseguire capacità di governo, di decisionalità, di responsabilità nazionale. Potrebbe -ripetiamolo: potrebbe- farsi “destra”. Una destra “legge-ordine-efficenza” che, sinceramente, non mi piace -caro sig.Pereira- ma mi parrebbe meno avventurista e pericolosa.
Per fare questo la Lega dovrebbe diventare più “italiana” ed europea. Ce la faranno i leghisti ad imparare i congiuntivi?

Col solito affetto, suo devotissimo

Norman Bates

2 Commenti

  1. La Lega comanda. Senza discernimento e senza l’umiltà di chiedere ai professionisti. Punto. Si veda la Sanità in Piemonte, a tal proposito.
    P.S. Complimenti, Bates… Bello scritto.

  2. Suvvìa caro Norman, un giornalista colto e accorto come Lei non può ignorare, relativamente alle desinenze in “ate”, che non di forme verbali imperative trattasi, bensì di certificazione di indubbia origine celtica dei toponimi in oggetto! Come suo affezionato lettore desidero segnalarLe codesta gaffe nel timore che possa generare, in persone sinceramente moderate ed equanimi ma timorose di eccessi estremistici, dubbi immeritati sulla Sua indubitabile equanimità ed attendibilità. Certo della Sua benevola comprensione, Le invìo fraterni, pardon distinti, saluti. Giovanni di bologna

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