Quadro fiammingoAnders Behring Breivik, l’uomo che ha terrorizzato l’algida Norvegia, è un povero malato di mente dall’infanzia infelice.
No, è un fanatico estremista.
Macché, è il frutto esasperato, ma coerente, del clima d’odio xenofobo che percorre le opulente società occidentali in crisi economica e identitaria.
E’ il membro di una cellula del terrore che nasce come contrapposizione violenta alla violenza islamista.
E’ un mostro.
E’ … il diavolo, probabilmente.

Vorrei proporre una breve cronaca di fantasia.
Un uomo, durante il lavoro, viene duramente ripreso dal proprio capufficio.
Rientrato a casa, trova la moglie che, invece di accoglierlo e consolarlo, lo rimprovera per certe commissioni cui non ha ottemperato.
Irritato e amareggiato, esce di casa senza aver cenato e decide di raggiungere gli amici al circolo.
Giuntovi, cupo e silenzioso, si mette a giocare a carte. Gioca d’azzardo. E perde.
Perde e beve. Un whisky dopo l’altro.
Gioca, perde e beve. E fuma tutte le sigarette che ha.
Nervoso, irritato, depresso e ubriaco, prende l’auto per andare a comprare altre sigarette.
La notte è buia. Piove. Il semaforo non funziona.
L’uomo ha un incidente e muore.
Di chi è la colpa?

Il sindacalista accuserà il clima di tensione nell’ambiente di lavoro.
La lega contro l’alcool stigmatizzerà l’eccessivo consumo di alcolici.
Il rappresentante dell’opposizione in consiglio comunale punterà il dito contro l’incuria dell’amministrazione locale verso la segnaletica stradale.
Il suo psicoterapeuta sosterrà che il capufficio e la moglie hanno rappresentato transferalmente nell’inconscio dell’uomo le imago parentali di un padre severo e di una madre rifiutante che sono, in ultima analisi, i veri responsabili di questa morte.
Il supervisore dello psicoterapeuta correggerà: tutto ciò è vero solo in parte perché in fondo si è trattato di un suicidio inconscio ….

Non ho in simpatia le spiegazioni deterministiche.
Ogni determinismo -penso- è una riduzione, un frammento di verità. Perciò, nel complesso, una falsità che ci dice molto di più di chi la afferma che del fenomeno che si vuole analizzare.

La tragica vicenda del pluriomicida norvegese contiene, probabilmente, tutte le motivazioni che sono state date.
E molte altre ancora.
Più una: il male esiste.
Non il diavolo -o almeno io non ci credo- ma il Male.

Dopo Nietzsche, Marx e Freud, l’uomo non è più rappresentabile con la figurazione dell’umanesimo rinascimentale di un Adamo bello e perfetto, senza macchia di peccato, verso cui Dio tende il dito per infondervi la vita.
Così, l’uomo di Leonardo, racchiuso alla perfezione nel cerchio e nel quadrato (a rappresentare la intrinseca armonia della creatura prediletta di Dio) appare adatta a decorare le monete italiane da un euro, ma non descrive l’intima natura dell’essere umano.

La “scimmia nuda” è un animale che ha affidato allo straordinario sviluppo della propria corteccia cerebrale e alla sua innata tendenza a dar vita a società complesse la sopravvivenza individuale e della specie.
Capacità intellettive e organizzazione sociale associate ad una carica istintuale senza pari in natura ne hanno fatto la specie più diffusiva del regno animale.

Ma, se la costruzione della civiltà (meglio dire delle civiltà) ha migliorato alla specie umana qualità e quantità della vita e ne ha aumentato la fitness riproduttiva, lo ha fatto a fronte di un prezzo che noi chiamiamo disagio -il disagio della civiltà- che è dovuto alla necessità di sacrificare, rimandare o sublimare la soddisfazione di una gran parte degli impulsi individuali.
Chiunque abbia figli sa quanta energia ci vuole ad educare alla convivenza, al rispetto dell’altro, alla tolleranza.

La civiltà forza la natura dell’uomo e al tempo stesso ne garantisce la realizzazione.
“Se ci hai regalato il pianto ed il riso, noi qui sulla terra non lo abbiamo diviso”, cantava de Andrè nel suo Spiritual.
Ambivalenze e conflitti sono elementi costitutivi della nostra vita interiore.
L’amore è congiunto all’odio, la paura all’aggressività, l’egoismo all’altruismo, il ritiro individualistico alla socialità, ecc. in una miscela il cui fine non è la felicità individuale, ma solo l’esito casuale (e quando funziona, adattivo) delle forze in gioco nelle circostanze date.

La “civiltà”, l’uscita dalla barbarie, non può che essere la meta utopica a cui continuare a tendere con tutte le forze ben sapendo che “il prezzo della libertà è l’eterna vigilanza”.

Ognuno di noi è il frutto di un caso sia nella sua concretezza fisica (proprio quello spermatozoo tra tutti quelli usciti dalle gonadi di mio padre e proprio quell’ovulo tra tutti quelli maturati nelle ovaia di mia madre) che nella sua essenza psichica (portato di una sequela di eventi che non abbiamo né scelto né determinato).
Per questo giudico la meritocrazia un valore funzionalistico, ma non etico.
Per questo non invidio chi deve giudicare, valutare colpe e attribuire pene.

Vorrei un mondo in cui questo compito fosse lasciato a categorie di persone professionalmente ed emotivamente preparate a ciò (come le operazioni chirurgiche vengono lasciate ai chirurghi) e dove tutti gli altri fossero in grado di piangere le povere vite spezzate dai “folli assassini”, comprese quelle dei “folli assassini”.

P.S.
Che dire delle chiose di Borghezio (che giudica condivisibili le idee di Breivik, “al netto della violenza”) o di Feltri (che giudica i giovani laburisti uccisi dei pavidi individualisti perché non si sono scagliati in massa, a mani nude, a fare a pezzi l’assassino)?
Vorrei rispondere, con Schiller, che “contro la stupidità, neanche gli dei possono lottare con successo”, ma la realtà è che, purtroppo, lo spettacolo di due vecchi, grassi, borghesi che alimentano l’odio, il disprezzo e la paura dell’altro e speculano sulle tragedie rappresenta un ulteriore gradino nella scala dell’orrore.

6 Commenti

  1. Credo che sarebbe bello che tutti condividessero l’opinione di Norman e dei commenti successivi, ma sappiamo che non e’ cosi’. In tanti (e saranno sempre troppi) dopo il primo momento di sbigottimento ci sara’ il solito saper dare la giusta sentenza, l’avere la ricetta giusta in tasca (partecipando magari a qualche pseudo programma televisivo) senza fermarsi a pensare, a cercare di capire, per poi scordare. Quanti si chiedono quanto le proprie singole azioni possano alimentare quella voragine interiore che mina lo spirito di alcuni (voragine che credo sia potenzialmente presente in ciascuno di noi) e che poi diventa capace di dirigere le sue azioni?

    Di fronte a questi fatti mi viene sempre una domanda: come si poteva evitare?

    Rifletto partendo dalla mia piccola storia di violenza domestica: quante schiene ho visto girarsi (Medici – Avvocati – Amici – Vicini… : “Mi dispiace, non possiamo fare nulla”) ma per fortuna altre persone con lo sguardo mi dicevano: “Resisti, ce la farai!” E sono queste le forze che mi hanno aiutata a trovare il coraggio di lottare.
    E se le istituzioni hanno il dovere di adoperarsi per il bene della collettivita’, nessuno ma proprio nessuno deve dire che tocca solo agli altri fare. Credo che ogni comunità sia un mosaico dove ogni tessera e’ importante. Ogni tessera poi deve avere la consapevolezza di essere una tavolozza con tutti i colori e deve voler trovare la propria tonalita’ unica, senza scordare mai che ci sono sempre i colori brutti in agguato a mettere in pericolo il colore che si vuole essere; ma sapere che ci sono (soprattutto quando non si vedono) aiuta a tenere la guardia in alto.

    Quante schiene si sono girate davanti ad Anders Behring? Quante mani gli si sono tese?
    Quanti sono e si sentono corresponsabili della tragedia?

    Quanti Anders B. ci sono accanto a me ora a cui sto voltando la schiena?

    Possiamo tutti insieme trovare il modo per cui non debba mai piu’ accadere?

  2. Ho letto con attenzione e ponderazione, Norman, e come non condividere?
    Vorrei spostare un poco la riflessione…ancora piu’ in la’…dove questo luogo, il “la’” appare il meno umano, il meno possibile umanizzato possibile, vorrei cioe’ alludere (perche’ ci entro in punta di piedi e con tatonnement)ad un luogo, che non e’ piu’ un paesaggio antropizzato e occupato in modo strumentale (in ossequio alle regole dell’io, mezzo verso fine, lavoro verso capitale, fine del lavoro, post-capitalismo e ,come affermava Friderich, parossismo di sempre meno padroni e sempre piu’ nuovi schiavi, con border-line, i differenti, coloro che stanno fuori, come diceva lui, dalla civilta’ (decadenza per Nitz,) e invece praticano la culura, o cercano di starvi vicini..io verso io-diviso e quindi controllabile nella sua parte , come dire?superficiale?
    Il pianeta che corre velocissimo(cosa da noi non percepita…e questo gia’ fa riflettere su quanto noi abbiamo consapevolezza di DOVe siamo..)nello spazio ristretto attrono ad un piccolo sole, che comunque per noi e’la fonte della vita e delle riproducibilita’ della stessa…e’ popolato da piu’ di sette miliardi di umani,una parte dei quali, la dominante, e qui ti chiedo se secondo te essa abbia seguito il principio del piacere, o se non altra pulsione… ha accelerato la tecnica della funzione (come diceva McLhuan, il medium e’ im messaggio, ma anche il massaggio sensoriale)in ragione di obiettivi , tutti di ordine materiale, azzerando differenze, assogettando, eliminando.
    Assieme agli altri vienti, anche noi siamo una specie, e, oltre le ipotesi di tipo darwinistico, o archeologico di confine, e la etnobiologia ci dice ch euna specie, se tocca uno zenit, si colloca in un processo di entropia, processo che (forse)e’ immanente nel percorso stesso della terra e dei viventi grazie ad essa.
    Durkeim, Canetti, hanno analizzato da secoli e decenni cosa accada nelle societa’ complesse e caotiche…come la masa generi mostri, anelli deboli dove lo schema esplode.
    Vi e’, per dirla col mio amatissimo Gregory Bateson, una ricorsivita’ negativa che porta al fatto, all’evento di crisi.
    In ogni cultura esistono i due principi binari, male, bene, luce, tenebra, maschile e femminile,Dio e Diavolo, materia e luce…
    La politica che ci arriva dal novecento, e che in Europa ha costruito sulle banche e senza alcuna mediazione culturale, una cosiddetta unita’, sconta la mancanza di una pedagogia,che, come sostiene Claudio Naranjo, cosmopolita, gentile,potesse preparare ad ammortizzare ed accettare le differenze:
    Il norvegese stragista e’l’anello debole di una perdita di immagine , di un apaura, senza che vi sia uno specchio in cui riconoscersi, e gurdare gli altri..

  3. Mi piace condividere una frase lenta nell’ultimo romanzo di Fred Vargas: a furia di allontanarsi dalle parole, le più limpide teorizzazioni si trasformano in dicerie. E non si sa più niente. Fra approssimazioni ed inesattezze la verità si dissolve e apre la via all’oscurantismo.

  4. L’analisi di norman è assolutamente condivisibile e credo che in realtà andrebbe proposta come base di partenza per comprendere e cercare di dare soluzioni ad altri problemi. Il male esiste ed è in ciascuno di noi. E noi siamo ciò che la situazione ci porta ad essere ma allo stesso tempo non possiamo richiamare la responsabilità individuale. Questo è uno dei grandi problemi irrisolti che vanno capiti. Infatti se è vero che non possiamo eliminare il male e dobbiamo sempre riferirci alla responsabilità individuale, possiamo creare le condizioni per cui sia più difficile agevolare il male. Per questo campagne sempre più diffuse nei confronti del diverso, dall’altro, di chi non conosciamo, del nemico non possono che portare a facilitare eventi come questo. Dovremmo avere imparato che le parole hanno un peso, purtroppo sempre di più il valore delle parole viene annullato, ed anche conseguenza. Ricordiamo che i grandi genocidi sono accompagnati da una retorica e da campagne mediatiche. È dunque solo partendo dalla consapevolezza che si può facilmente costruire la condizione che porta a processi degenerativi che si può tentare di contrastarli. Il problema che io vedo è che stiamo accumulando tanti di quegli elementi che andrebbero discussi, compresi, ed utilizzati e di cui non sappiamo fare una priorità che c’è il rischio di saturare il sistema. D’altronde la fine degli imperi inizia sempre attraverso processi caotici che difficilmente possono essere gestiti. Andrebbe ad esempio realizzato il parallelismo ma anche gli elementi di differenza tra quello che succede in Europa e negli Stati Uniti. Questa ultima vicenda del debito pubblico degli Usa ci dice che la questione fondamentale dei processi democratici è oramai messa in discussione in quanto l’azione non mira a contribuire al benessere generale ma a difendere un interesse particolare. Come ho già detto ritengo che il problema della democrazia sia oggi il nocciolo della questione ed è certamente molto rinfrescante come la Norvegia stia riuscendo a reagire al suo dramma. Infatti l’unica speranza risiede in questi paesi ove il livello di coscienza civile è molto più elevato. Ma non possiamo non vedere che anche in questi paesi sta montando l’orda dei barbari. Staremo a vedere

  5. Questo post di Norman, più di altri ha una caratteristica naturale, quella felicissima di fare una specie di punto etico politico di allineamento, è come se ci aiutasse tutti, di qualunque tendenza politica si sia, a dirci: siamo d’accordo su questo? Possiamo ripartire da qui?
    Grazie Norman

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