Mi ero già accinto a scrivere un post ferragostano per gli amici di “Sotto il cielo del fado” quando è giunta la notizia della morte, giovedì, di Josè Manuel Osorio, stroncato dall’Aids a 64 anni. E quindi a lui, ai suoi studi e alle sue interpretazioni, dedico questa puntata del nostro viaggio portoghese.

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E’ raro avere una voce maschile contemporanea calda come quella di Osorio (mi potrei lanciare in un confronto col più giovane Gonçalo Salgueiro), ma soprattutto avere una persona che ha cercato di fare sul fado non solo un discorso tradizionale e culturale, ma anche sociale, avvicinando la musica popolare portoghese agli ambienti della sinistra e della opposizione democratica durante la dittatura di Salazar. A quei tempi, 1968, risale il primo album da lui inciso, che segue le altre esperienze già avute, quelle di teatro che aveva fatto con la compagnia universitaria mentre si stava laureando in legge. E in quel periodo aveva messo in scena come regista il primo testo scritto da Natalia Correia, importantissima poetessa e intellettuale portoghese, vale a dire “O Homunculo”. Le prime case di fado frequentate erano a Cascais, spazi “di rivolta – diceva – nelle quali si cantava per piacere e non per obbligo come in quelle nei quartieri storici di Lisbona”.

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Osorio ha conosciuto nel suo avvicinamento al fado protagonisti come Lima Couto e Ary dos Santos, che hanno scritto brani esclusivamente per lui e lo hanno spinto a presentarsi per la realizzazione del primo disco, dove compaiono come “parolieri” altri grandi personaggi del firmamento poetico portoghese, come Manuel Alegre e Mario de Sà Carneiro. La carriera di Josè Manuel è spumeggiante: il primo premio viene nel 1969 con il suo secondo disco, considerato il migliore di quell’anno. Nel 1970 fu proclamato migliore fadista, ma la polizia politica, la tremenda Pide, gli impedì di salire sul palco del Coliseu per cantare durante la serata di premiazione. Per lui era arrivato il momento di viaggiare, uscire da quel Portogallo che sentiva troppo stretto, anche se Salazar era morto e Marcelo Caetano cercava di tendere una mano agli oppositori, soprattutto a intellettuali e artisti. Osorio andò a vivere per un periodo a Parigi lavorando in un ristorante dove si cantava fado. Ai tavoli c’erano spesso Josè Mario Branco, Sergio Godinho e Luis Cilia, pronti a tornare in patria e risollevarne le sorti.

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Quando tornò a Lisbona, si ributtò pienamente sia nel rendere più dinamico il teatro sia nel fado, Musicò i versi di Pessoa e ancora di Alegre e collaborò per i suoi dischi con artisti del calibro di Antonio Chainho, Fontes Rocha, Carlos Gonçalves, Joel Pinha, Martinho D’Assunçao, Armenio De Melo. Ma col 1974, e la esperienza di “Fado da Meia Laranja” del poeta Josè Luis Gordo, finì anche la sua attività di cantante, almeno per quanto riguarda le incisioni, mentre appare ancora in diversi locali o eventi, per dedicarsi completamente alla organizzazione, alla ricerca e allo studio della musica popolare e alla produzione di artisti. Fondò il “Retiro do fado”, partecipò alle iniziative per Lisbona capitale della cultura nel 1994, coordinò le feste della città che segnano il giugno e il luglio di Lisbona. E fu uno dei più stretti collaboratori del Museu do fado e da guitarra portuguesa – che ha dato la notizia della morte -, una istituzione assolutamente determinante per tutti gli appassionati e gli studiosi del fado. Promosse infine le antologie di due artisti straordinari come Fernanda Maria e Fernando Mauricio e ritirò fuori il repertorio fadista dal 1950 al 1974 in due raccolte, “Fados da Alvorada” e “Fados do fado”.

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Amici come Ruben de Carvalho, altro organizzatore culturale che ha molto a cuore Lisbona, piangono la morte di Osorio con particolare riferimento alla sua centralità nello sviluppo della tradizione, ma anche nella catalogazione e nello studio delle varie radici sociali e culturali che il fado ha smosso. “Una grande perdita per l’universo fadista”, non esita a dire Julieta Estrela de Castro, presidentessa dell’Associzaione portoghese amici del fado; un “intellettuale insostituibile” secondo il Partito comunista. Anche la battaglia contro l’Aids lo ha sempre visto in primo piano, dimostrandosi un esempio per tutti nella sua “lotta coraggiosa e senza quartiere”. Osorio si è spento forse avendo di nuovo nelle orecchie il primo fado che aveva ascoltato in vita sua: lo cantava, raccontava sempre, Lucilia do Carmo. Ma è una soddisfazione per tutti che l’ultimo premio che ha ricevuto, a novembre, era quello dedicato ad Amalia Rodrigues. E il riconoscimento non poteva che essere “per lo studio e la divulgazione del fado”. Mai riconoscimento fu più giusto.

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