Che cosa può far bene nella settimana dopo Ferragosto se non una storia pulita fra un ragazzo e una ragazza in una Lisbona sempre più calda, sia meteorologicamente sia passionalmente? Ecco allora che proviamo ad andare avanti col nostro “quasi romanzo”. Ci eravamo lasciati con la voce inconfondibile di Argentina Santos, ci ritroviamo in pratica nello stesso locale, la Parreirinha, con la voce altrettanto scolpita di Tina Santos, che non è parente della “patroeira”, come Tina chiama Argentina, ma con lei forma una coppia indistruttibile dal punto di vista umano. Sarà sempre così, anche fra anni, anni, anni…

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“Sembrava incantata da ciò che lui le proponeva, i ragazzi della sua età solitamente frequentavano altri posti e lei si era fatta trascinare talvolta alle Docas, per esempio: disco e semmai c’era un diversivo era rappresentato dalla musica latina, quella da ballo. A casa ascoltava i gruppi che andavano per la maggiore, quelli adatti al periodo, ma della musica popolare di Lisbona aveva solo sentito parlare, anche se aveva conosciuto alcuni degli artisti che talvolta si recavano al Beco a mangiare, visto che non sempre musicisti e cantanti hanno portafogli floridi da permettersi locali di lusso. Sono artigiani della musica, anche i professionisti, e quindi meglio risparmiare quando è possibile senza però farsi mancare la genuinità e la bontà del pasto. Aveva così sentito parlare, nominare canzoni, autori di testi e di melodie, ma non sapeva ancora che cosa significasse fado menor o vadio o corrido o via discorrendo. Ne era curiosa, ma poi neppure tanto, anche se tornando indietro con la memoria adesso si rendeva conto che se ne evesse saputo qualcosa di più sarebbe stata favorita nei contatti con il suo innamorato. Ma da un certo punto di vista era invece contenta di questo, così poteva bearsi ancor di più delle sue spiegazioni delle sue storie. E le storie le piacevano molto., qualunque esse fossero fin da quando le raccontava la nonna prima che si mettesse a letto. Era cresciuta abbastanza, ma sempre con la sua fiaba in testa, una storia da dover risolvere e sulla quale gioire o piangere. Ripensava a tutto questo, mentre mano nella mano salivano rua da Misericordia per immergersi nell’atmosfera del Bairro Alto.

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“Passarono accanto ai vari locali dal quale usciva musica moderna o jazz o ritmi capoverdiani o salsa: lui le sorrise e fu quasi un invito a non pensare a una musica da ballare. Ma lei sapeva già che lo avrebbe seguito senza fare alcuna resistenza: aspettava quella sera con trepidazione, voleva confrontarsi con la passione di lui, quella che lo travolgeva in ogni momento. Entrarono alla Severa e lui salutò subito un paio di cantanti che erano seduti a ristorarsi a un tavolo. Nella sala diverse persone, tutti turisti, molti dei quali giapponesi. La Severa è una di quelle sale un po’ d’antan che piacciono molto ai vacanzieri di tutto il mondo, ma nella quale, sapendo aspettare, si riesce ancora a cogliere molta verità dal fado. Natalino de Jesus era vecchio amico e fidato. Gli chiese se ancora doveva esibirsi e lui rispose che lo avrebbe fatto da lì a poco. Allora si fermarono a un tavolo e ordinarono da bere. Un porto rosso per lui, un’aranciata per lei: un vizio che non aveva era quello di bere, ma non ne aveva anche tanti altri. Natalino fece la sua performance e come sempre si prodigò in brani di grande spessore, interpretandoli alla sua maniera. Poi con un gesto di cortesia che anche lei apprezzò molto sedette al tavolo dei due giovani con i quali si mise a parlare non solo della musica, ma di ogni altro problema che ci fosse in quel momento a Lisbona. Fu una conversazione piacevole, dalla quale lei ebbe ancora di più interesse a quel tour notturno fra i locali. E così scivolarono via dalla Severa e si fermarono poco dopo al Faia, dove Fernando Silva era il guitarrista. Altro amico, anche più intimo di Natalino, forse più schivo del cantante, abituato non tanto a fare sentire la sua voce quanto la velocità delle sue dita. E poi Fernando amava molto allargarsi davanti a un tavolo di carte, dove giocava con grande piacere, soprattutto col suo amico Paulo Feitera. Lo sentirono suonare e fu una bella sensazione anche quella, ma non ne aveva dubbio e lei si stava appassionando.

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“Lasciarono anche Faia, elettrizzati: per lui non era una novità tutto ciò, ma ogni volta lo affrontava come se fosse la prima, con la curiosità di chi non si rende ben conto dove si trova pur sapendolo benissimo, e cercando quindi di entrare dentro le cose senza mai dare nulla per scontato. E non poteva dare nulla per scontato lei, che non ne sapeva quasi niente, anche se chi è nato a Lisbona non può non avere comunque qualcosa che, stimolato, fa diventare tutto più facile alla comprensione. Si guardarono e si baciarono mentre scendevano rua Garrett. Lo fecero abbracciati, avevano voglia di loro, ma lui voleva regalarle un’ultima emozione e gliela disse mentre attraversavano il reticolo delle strade della Baixa e poi si diressero verso Praça do Comercio, rua Alfandega, il Terreiro do Trigo. Tornavano vicino al Beco, ma lei non era mai entrata alla Parreirinha e fu quasi un colpo quando Argentina, sulla porta, la salutò per nome e le chiese come stavano mamma e nonna. Era una vicina di casa e poi la mamma e la nonna, soprattutto la più anziana, in gioventù avevano lavorato con Argentina e avevano addirittura cantato con lei. La nonna, che era anche brava, non lo aveva mai raccontato, forse per vergogna, e fu Argentina a ricordarlo e a dirle quanto sarebbe stata capace anche come interprete di fado non solo come cuoca, e quanto era bella lei. Un abbraccio ed entrarono. Furono accolti da Tina, con la solita squisitezza. In loro onore si mise a cantare…”.

(continua)

Ps: tutto può accadere…

1 commento

  1. Io me ne intendo poco… ma la tipa che fa Mystique se ne andava in giro per la fiera vestita solo del trucco? O_bVn_ab_eoe che ha il fisco per farlo… ma mamma non le ha detto niente? ^ ^

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