Un diritto acquisito è (dovrebbe essere) un diritto che, una volta acquisito, non può essere modificato o ridotto da una legislazione successiva.
E’ un patto, una promessa e questi sono fatti per essere mantenuti…
Di fatto quindi è un diritto che non esiste perché dipende da una contrattazione a seguito della quale si stabiliscono dei diritti reali che però possono essere annullati da una decisione (un voto) determinato in una successiva trattativa.

Una cosa che non sopporto nelle notizie di questi giorni è la manipolazione pelosa del concetto da parte di alcuni privilegiati, i parlamentari che da un lato vorrebbero intatti i loro diritti acquisiti (il vitalizio) dall’altro vorrebbero intatti quelli degli evasori che prima hanno esportato illegalmente capitali, poi li hanno “scudati”, cioè è stata regalata loro una nuova verginità pagando solo il 5%, e ora non si dovrebbero più esigere ulteriori tassazioni su un patto precedente. Gli stessi parlamentari però – mi riferisco a quelli del PDL – non si sono fatti scrupoli nel pretendere sottobanco da Monti di non incidere pesantemente, tanto che si è limitato ad applicare un ridicolo 1,5%. Rivolgersi ai miei colleghi pensionati per un commento.

Pereira

3 Commenti

  1. Caro Andrea,
    hai purtroppo ragione!
    Sapessi le volte in cui mi piacerebbe essere un bravo avvocato per mettere in piedi una super causa dei paesi poveri nei confronti di quelli “civili” per gli enormi danni che subiscono per causa loro anzi per causa NOSTRA. Forse il pianeta Terra si vorrebbe costituire parte civile.

  2. Cara Blade Runner, il tempo e la storia sicuramente ci fanno credere di avere acquisito beni ( a volte pure diritti) che ancora derivano da varie colonizzazioni, più o meno manifeste. E’ un nostro diritto inquinare, perchè è un nostro diritto consumare. Se poi dall’altra parte del mondo (ma ormai anche dalla nostra…) il clima si altera e distrugge interi raccolti (quando addirittura non interi villaggi) cosa ci importa? Cosa ci importa che non sia sostenibile il nostro modo di vita, o che per mangiare tutti carne andiamo a togliere le terre e l’acqua necessari in giro per il mondo? Ci sono popoli orgogliosi e millenari – custodi del nostro futuro, perchè custodi delle foreste più grandi del mondo, come l’Amazzonia, e quindi delle nostre riserve di aria e acqua pulite – che vivono in terre di cui non hanno carte ad attestarne la proprietà, che quasi ci divertiamo a scovare, rimuovendoli come ostacoli, per saziare la nostra fame di risorse. E’ questo secondo me il simbolo del nostro male. Ci siamo inventati la burocrazia a difesa dei nostri interessi peggiori, e ci permettiamo di compiere soprusi su chi non ha un pezzo di carta, senza paura che questo scompaia dalla faccia della terra. Ma a noi, popoli dalle grandi religioni monoteistiche, questo interessa poco. Ho conosciuto un popolo, che vive in mezzo alle foreste delle Filippine, che ormai viene chiamato “the vanishing people”…indovina perchè? Sono esseri umani, sono uomini donne e bambini, e sono minacciati di estinzione (come tanti altri nel mondo) come le foche monache o i bufali o i panda. Ai pigmei, signori della caccia, abbiamo tolto le loro terre comprandole con alcool e sigarette. Depredandole e lasciandoli a morire di fame. Agli aborigeni millenari australiani li abbiamo chiusi in riserve ai margini delle città, alcoolizzati, drogati e poveri… Dov’è l’umanità dei nostri popoli?

  3. Credo che mentre ci lamentiamo, giustamente, di come i banchieri ci hanno ridotti, ci comportiamo pero’anche noi analogamente verso il terzo mondo (in genere senza troppi problemi).
    Li consideriamo “nostri diritti acquisiti”?
    Condivido con voi una storiella:

    Un sant’uomo ebbe un giorno da conversare con Dio e gli chiese: «Signore, mi piacerebbe sapere come sono il Paradiso e l’Inferno» Dio condusse il sant’uomo verso due porte. Ne aprì una e gli permise di guardare
    all’interno. C’era una grandissima tavola rotonda.
    Al centro della tavola si trovava un grandissimo recipiente contenente cibo dal profumo delizioso. Il sant’ uomo sentì l’acquolina in bocca. Le persone
    sedute attorno al tavolo erano magre, dall’aspetto livido e malato. Avevano tutti l’aria affamata. Avevano dei cucchiai dai manici lunghissimi, attaccati alle loro braccia. Tutti potevano raggiungere il piatto di cibo e raccoglierne un po’, ma poiché il manico del cucchiaio era più lungo del loro braccio non potevano accostare il cibo alla bocca. Il sant’uomo tremò alla vista della loro miseria e delle loro sofferenze.
    Dio disse: “Hai appena visto l’Inferno”.

    Dio e l’uomo si diressero verso la seconda porta. Dio l’aprì. La scena che l’uomo vide era identica alla precedente. C’era la grande tavola rotonda, il recipiente che gli fece venire l’acquolina. Le persone intorno alla tavola avevano anch’esse i cucchiai dai lunghi manici.
    Questa volta, però, erano ben nutrite, felici e conversavano tra di loro sorridendo. Il sant’uomo disse a Dio : «Non capisco!»

    E’ semplice, – rispose Dio, – essi hanno imparato che il manico del cucchiaio troppo lungo, non consente di nutrire sé’ stessi….ma permette di nutrire il proprio vicino. Perciò hanno imparato a nutrirsi gli uni con gli
    altri! Quelli dell’altra tavola, invece, non pensano che a loro stessi…

    Inferno e Paradiso sono uguali nella struttura…La differenza la portiamo dentro di noi.

    Mi permetto di aggiungere… “Sulla terra c’è abbastanza per soddisfare i bisogni i tutti ma non per soddisfare l’ingordigia di pochi. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non
    vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo”. (Mahatma Gandhi).

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui