Dal ’92 oltre 50 i giornalisti uccisi nelle repubbliche russe. Anna Politkovskaia la più nota

KamalovE’ di ieri, venerdì 16 dicembre, l’ennesima vittima del mondo della stampa in Russia.
Khadzhimurad Kamalov è stato assassinato a colpi di pistola a Makhachkala, capitale del Daghestan, Repubblica autonoma della Federazione Russa, nel Caucaso. Usciva dalla redazione del suo giornale ‘Cernovik’, dalle pagine del quale denunciava la corruzione delle autorità e gli abusi compiuti da queste nella lotta al terrorismo nel Caucaso. Dagli arresti arbitrari agli omicidi, dalle torture alla persecuzione dei familiari dei ribelli.

Politkovskaya

Argomento proibito, costato già due anni fa la vita a Natalia Estemirova e prima ancora ad Anna Politkovskaya, divenuta famosa per le sue critiche all’allora presidente russo Vladimir Putin e al leader ceceno Ramzan Kadyrov. Dal 1992 sono oltre 50 i giornalisti eliminati in Russia per motivi legati al loro lavoro, secondo l’americano Committee to Protect Journalists.

 

“Uccidendo una persona in operazioni fuorilegge, le forze dell’ordine ne spingono altre 150 alla lealtà verso i militanti ribelli”, fu una frase di Kamalov.
Oggi l’Osce ha condannato duramente l’omicidio definendolo “un colpo mortale alla libertà di stampa”.

Southstream

Il tabù che affligge la Russia pare non essere infranto neanche in Occidente, al massimo appena scalfito, se è vero che sempre troppo poco ancora si parla dell’annosa questione cecena, madre di tante tragedie; ed in genere di una zona molto importante per motivi geo-politici strategici, in cui le tensioni generate dai tentativi di controllo del passaggio di gas e petrolio vengono spesso mischiate, se non coperte, con questioni etniche e religiose.

 

In compenso sappiamo dei “balletti per il trono” tra lo zar del KGB Putin ed il suo delfino Medvedev; ci divertiamo coi dettagli dell’amicizia del suddetto con il nostro ormai ex-premier Berlusconi; ci rallegriamo dei progetti della nostra Eni con la russa Gazprom che tagliano fuori, con South Stream, tanti stati dal passaggio del gas; ci interroghiamo addirittura sul perchè sia andato a finire proprio lì il fuoriclasse dell’Inter Eto’o.

Abbiamo anche ammesso, da poco, la Russia nel WTO. Poco importa che qualcosa di simile a quanto stia avvenendo oggi in Siria sia già accaduto in Cecenia e nelle repubbliche russe limitrofe. La spartizione sta bene a tutti, nel risiko del petrolio gli europei si prendono il Nord Africa, gli Usa il Vicino Oriente, la Russia il Caucaso. Meglio star zitti se per questo qualcuno muore ingiustamente, in Iraq come in Libia, negli Emirati Arabi come nel Caucaso.

Noi no. Su Radio Pereira oggi vogliamo ricordare almeno l’ultima vittima – e con essa tutte le altre – tra quanti hanno voluto denunciare la verità: Khadzhimurad Kamalov…

AZ

2 Commenti

  1. Sto leggendo “I racconti di Kolyma” di Vaslan Salamov: resoconto di 20 anni passati nel GuLAG della Kolyma…Il sistema sovietico ora ammazza i dissidenti e le voci libere, allora le internava in lager a -50° di media, e ne sono morti 3 milioni, alla Kolyma…

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