Il Generale Monti alle grandi manovre (della guerra di classe)Proseguiamo il ragionamento iniziato nella prima parte di questo articolo, ponendoci il secondo quesito che ci si affaccia alla mente in questi tempi: da che parte sta Mario Monti?
Facciamo un passo indietro. Ricordate quando (pare passato un intero evo) Tremonti minimizzava la crisi italiana invocando il debito integrato? Sosteneva, l’allora super-ministro, che la situazione del bel Paese è migliore di altre in quanto l’alto debito pubblico sarebbe compensato da un alto (addirittura superiore) risparmio privato.
Già al risuonare di tali dichiarazioni c’era da sentire puzza di bruciato. Vuoi vedere, mi dissi, che preparano il terreno per trasferire il risparmio dalle casse (piene) dei cittadini a quelle (vuote) dello Stato? Detto e fatto!

S’è dovuto sacrificare il simbolo dello spreco e dell’eccesso (pubblico e privato) sostituendolo con l’edizione rinnovata e italiana dei Padri Pellegrini e si è dato avvio al più grande rastrellamento di risparmi privati nella storia della Repubblica.
Non lasciamoci ingannare dalle parole, buone per la propaganda, sacrifici, equità, crescita: i soldi sono, e saranno, recuperati seguendo la legge dei grandi numeri secondo cui è più redditizio prendere (relativamente) poco a moltissimi che tanto a pochissimi.Tasche vuote agli italiani. Anche perché, se lo Stato può vivere (allegramente) sui debiti, i cittadini semplicemente vivranno (tristemente) in miseria (salvando così il debito integrato).

E la crescita (la cosiddetta fase due)? Attraverso le liberalizzazioni.
Intendiamoci: non stiamo parlando di taxi, farmacie, notai (rispetto ai quali il governo dei sobri non mostra, infatti, alcuna intenzione di andare ad uno scontro con le corporazioni). La “polpa” sta nella grande torta dei servizi essenziali a tutt’oggi a gestione pubblica (locale e/o centrale): trasporti, energia, ma anche sanità, scuola, camere di commercio, enti fiera, ecc.
Il capitalismo italiano, pusillanime e codardo, tranne poche eccezioni non è, per struttura e mentalità, in grado di competere sullo scacchiere mondiale della produzione di beni materiali e immateriali ed ecco quindi la ricetta per rilanciare l’economia italiana: permettere la accumulazione di profitti in settori a bassa “penetrazione” di imprese straniere sottraendoli, come si diceva, alla gestione pubblica. Maggiore concorrenza, abbassamento dei prezzi, più occupazione, aumento dell’efficenza saranno (se ci saranno, ed è tutto da dimostrare, le esperienze maturate finora non lasciano ben sperare) eventuali effetti secondari.
Molti di questi servizi (sanità e scuola su tutti) verranno pagati – del tutto o in parte – con soldi pubblici, quelli sottratti ai cittadini con la prima parte della manovra.Guerra di classe.
In questo si svela la natura di classe della manovra economica del Governo Monti, non solo e non tanto nella mancata patrimoniale, nella messa in discussione dei diritti dei lavoratori (pensioni e garanzia del posto di lavoro), nell’aumento delle tasse sui consumi (moderna versione della tassa sul macinato), ecc.: essa si palesa pienamente nell’interpretare la “crescita” come crescita dei profitti delle imprese.
Ben diversa prospettiva e ben diverso coraggio sarebbero serviti per una manovra vagamente keynesiana che favorisse – e dirigesse – la domanda con un nuovo e sostenibile intervento dello Stato in economia (basti pensare all’enorme lavoro che ci sarebbe da fare per riassestare minimamente il disastrato territorio italiano).

E allora: non ci resta che piangere?
Probabile, ma non scontato.

[youtube oODisCdWnf8 520]

“Non potrebbe andare peggio!” sostiene il pessimista.”Potrebbe! Potrebbe!” ribatte l’ottimista.
I processi storici non sono mai lineari; procedono per conflitti.
Gli indignados di tutto il mondo si dichiarano convinti che il vorace capitalismo finanziario che sta affossando l’intero sistema economico mondiale sia una evoluzione inevitabile del capitalismo moderno; Monti e molti come lui, sembrano giudicarla, viceversa, come una degenerazione del sistema da correggere al più presto attuando politiche e manovre da “destra storica”.
La realtà è che le due realtà (capitalismo finanziario/speculativo e capitalismo industriale/produttivo) non possono più fare a meno l’una dell’altra (d’altronde le industrie non hanno mai potuto fare a meno delle banche), a volte interessi contrapposti sembrano essere assunti dalle stesse persone, ma il conflitto è in atto e finirà per trasformare il mondo che abbiamo conosciuto con cambiamenti che saranno probabilmente paragonabili a quelli provocati dal passaggio dal feudalesimo al capitalismo.
A giudicarlo dalle prime operazioni compiute, il Governo Monti pare porsi dalla parte del capitalismo industriale, contro quello meramente finanziario. E non è detto che sia la scelta più di destra.

Il prossimo contributo di Norman Bates sarà pubblicato nella prima settimana di febbraio.

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andrea zucchi
andrea zucchi
19 Gennaio 2012 16:20

@Gaio
Non spariamo sulla croce rossa, Bersani è Bersani…

Gaioing
Gaioing
19 Gennaio 2012 12:45

@Andrea Zucchi Certamente è come dici tu, ovvero che in Usa la liquidità immessa è servita, per prima cosa, a salvare le banche, ma pur sempre si sono mossi prima di noi europei, che , al contrario, con Trichet, la ritiravamo! Inoltre Draghi non è libero di immettere liquidità a sua volta… sta tentando di farlo, ma i banchieri tedeschi non sono d’accordo. Ciò significa che la ripresa da noi arriverà, se riuscirà ad immetterla, tra 12+12 mesi (a metter bene) o tra 18+18 mesi (a metter male). Il mio è solo un ragionamento di relativismo spazio-temporale. Ricordati che sono… Leggi il resto »

andrea zucchi
andrea zucchi
18 Gennaio 2012 18:35

Complottismo o non complottismo, la foto in apertura mostrataci dal buon Norman Bates qualcosa significa, o no?
Io non sottovaluterei il lavoro di Monti, caro Gaioing.
Che pare chiamato a smembrare i diritti dei lavoratori, nonchè diverse altre cosette…senza mai veramente toccare i grandi patrimoni, ovviamente!

andrea zucchi
andrea zucchi
18 Gennaio 2012 18:32

@Gaio Secondo me sbagli in una cosa: la liquidità immessa dalla FED non è andata nell’economia, ma solo alle banche, che l’hanno usata per ripulirsi dai titoli tossici. Significa che questo non servirà a far ripartire l’economia, a meno che non arrivi un Q3 (nuova immissione di liquidità), cosa probabile… @Maurizio “il capitalismo crea le crisi per poter creare nuove condizioni di accumulo del capitale”: sacrosanto! D’accordo anche sugli indignados, e sulla sinistra che è stata incapace di stare al passo con i cambiamenti mondiali (globalizzazione etc…) senza elaborare una sua visione, ma appiattendosi su quella consumo-capitalista-mercatista. Arrivando alla deregulation… Leggi il resto »

Gaioing
Gaioing
17 Gennaio 2012 22:16

@Norman Bates, ma anche Andrea Zucchi e Pereira Monti è un ex rettore della Bocconi che viene chiamato a un compito supremo, ma le leve sono altrove. In genere, nel consumo-capitalismo, la sequenza è questa: massa monetaria m3 tolta dai mercati dalle banche centrali … dai 12 ai 18 mesi dopo, c’è il massimo di borsa e quindi il crollo… dai 12 ai 18 mesi dopo, le aziende chiudono e c’è la grande recessione. Questa è la parte del ciclo al ribasso. Viceversa: massa monetaria m3 profusa nei mercati dalle banche centrali… dai 12 ai 18 mesi dopo c’è il… Leggi il resto »

maurizio
maurizio
17 Gennaio 2012 19:54

dopo aver letto il contributo mi pare che molte delle domande che poni non abbiano una risposta.Così mi permetto di aggiungere qualche riflessione e qualche proposta. Innanzitutto non si può parlare della crisi italiana senza ricordare che la crisi è del sistema occidentale. Marx direbbe siamo di fronte ad una nuova crisi del capitalismo. Ricordiamo anche che il capitalismo crea le crisi per poter creare nuove condizioni di accumulo del capitale. Dunque questa è la crisi che segue a quella della fine anni 60. Dico anni 60 perchè è allora che inizia una strategia delle classi dominanti volta a ricreare… Leggi il resto »

andrea zucchi
andrea zucchi
17 Gennaio 2012 14:46

Ottimo Norman! Aggiungerei che sarà proprio il futuro del capitalismo quello di possedere tutti i servizi essenziali. La crisi che, al di là di ogni ottimismo, si trasformerà al massimo in mera stagnazione (non certo in crescita, e non ci sono manovre che tengano!) ridurrà drasticamente la redditività di tanta industria, soprattutto quella manifatturiera, ma non solo. E i profitti rimarranno sostanziosi, e certi – nonostante l’impoverimento globale dell’occidente – solo appunto nei servizi essenziali (perchè comunque anche se più poveri, i cittadini continueranno a usare la corrente elettrica, i trasporti, l’acqua, il gas etc…). Che grazie alle manovre alla… Leggi il resto »

Pereira
Pereira
17 Gennaio 2012 11:56

Caro Norman, anche io sono molto deluso dal dribbling di Monti sulla patrimoniale,
mi ricorda Garrincha, il genio del dribbling:

[youtube Od6KVVCScto 450]