Quarto stato“Ciao Matteo”: è questo che si legge oggi sulla homepage del sito di Laura Pasini. La pagina è completamente bianca, come la morte di Matteo Armellino, di 31 anni, una delle tante vite perse sul lavoro.

Matteo era un operaio, rimasto colpito letalmente dal crollo di una struttura del palco che stava finendo di allestire per il concerto di questa sera della nota cantante, a Reggio Calabria. Non era solo ovviamente, ed altri due lavoratori sono rimasti feriti, per fortuna non gravemente. Per la precisione si è rovesciata sopra di loro l’impalcatura metallica che sovrasta il palco, sotto la quale i tre ragazzi stavano sistemando l’impianto di illuminazione.
Solo 3 mesi fa, in circostanze analoghe, era morto un altro giovane lavoratore durante la preparazione, a Trieste, del concerto di Jovanotti.

“E’ necessaria una discussione molto seria – dice lo stesso artista, improvvisato sindacalista – tra organismi competenti su come possiamo migliorare il livello di sicurezza per noi addetti ai lavori e per il pubblico.”

Fornero Di lavoro a dire il vero si parla, ogni giorno. E si susseguono numerosi e costanti gli incontri tra sindacati, rappresentanti delle varie categorie e membri del governo, a partire dal ministro preposto, Elsa Fornero. Servirebbe però parlare seriamente di lavoro, in toto, dalla precarietà e disoccupazione alla sicurezza dei lavoratori, dai salari in costante calo alle pensioni legate alla prospettiva di vita.

Invece pare che l’unico tema all’ordine del giorno dell’agenda governativa sia sempre e solo l’articolo 18, ma non certo la sua tutela, bensì l’esatto contrario! L’opera di convincimento messa in atto dal governo Monti – ben spalleggiato da tanta stampa e pure da quasi tutti i partiti (tranne i soliti estremisti dell’IDV, della Lega, di SEL, e dei piccoli partiti di sinistra in via di estinzione) – sta ormai aprendo una breccia nelle opinioni di tanti italiani, che cominciano a ritenere davvero che una delle chiavi di questa crisi sia scardinare il famigerato articolo 18! Ma lo conosceranno? Leggetelo pure qui!

L’articolo 18 tutela semplicemente dal licenziamento senza giusta causa. Ed è una conquista grandiosa delle lotte operaie. Mi spiegate che ostacolo sarebbe allo sviluppo economico del paese? Badate bene che non ha nulla a che vedere con il licenziamento per motivi di crisi economica dell’azienda, nè con la difesa degli assenteisti, che è quanto vorrebbero far credere tanti mistificatori prezzolati. Una ditta a rischio fallimento può già licenziare i suoi dipendenti. Per fare un esempio Unicredit, seconda banca d’Italia, nel solo 2011 ha tagliato migliaia di posti di lavoro.

Il punto cruciale è invece un altro, ossia che è in atto, da parte delle forze economiche più potenti, ben rappresentate da tanti esponenti al governo (pieno com’è di grandi banchieri e membri vicini a Confindustria) una feroce offensiva diretta a sgretolare i diritti dei lavoratori. E l’articolo 18 ne è il simbolo, l’ultimo baluardo. I lavoratori sono visti sempre più come un problema, come un costo da tagliare, in un mondo produttivo in crisi e con margini di rendita che vanno scomparendo. L’amico Norman Bates, sempre su queste pagine, parla di nuova lotta di classe: come dargli torto, se l’obiettivo di questo governo, e delle lobby che rappresenta, pare proprio quello di arrivare a nuovi contratti di lavoro con meno tutele per i dipendenti, e quindi meno costi per le imprese? I lavoratori, ed i loro diritti, sono purtroppo all’ultimo posto negli obiettivi della sbandierata riforma del lavoro. Poche volte vengono ascoltati, e la crisi offre sempre un bel pretesto per “ristrutturazioni aziendali”.

I cassintegrati della Vinyls di Marghera sono arrivati addirittura a scrivere una canzone, che proporranno a Vasco Rossi per la Festa dei Lavoratori.

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Immaginate di poter fare tabula rasa, di poter licenziare migliaia di dipendenti, e di riassumerli (solo un pò, neanche tutti…) a stipendi ridotti, e minori garanzie. Sarebbe un pò come ricreare una piccola Romania qui in terra nostra, eliminando pure il fastidio di esportare ditte all’estero, alla ricerca di forza lavoro più a buon prezzo.

Dov’è il margine per parlare di sicurezza dei lavoratori, quando non si è sicuri più neanche del posto di lavoro stesso? Si può pensare ad investimenti nella sicurezza dei lavoratori, quando si pensa solo a tagliare costi fissi?
Secondo l’Osservatorio indipendente di Bologna sui morti sul lavoro, dall’inizio del 2011 i morti per infortuni sui luoghi di lavoro sono stati ben 542, in vertiginoso aumento; molti di questi lavoravano pur essendo già in pensione, ed in questa cifra non sono compresi i lavoratori in nero.

Tornando a questo proposito al povero Matteo, vorrei portare una banalissima esperienza personale: ho lavorato qualche volta, da studente, in situazioni simili, ovvero all’allestimento di palchi per eventi vari, e devo testimoniare che le condizioni di chi ci lavora non sono certo di piena sicurezza. Non si usano ad esempio caschetti, scarpe anti-infortunio, e spesso i lavoratori sono inesperti, occasionali, se non addirittura reclutati da categorie svantaggiate. E pagati dopo tanto tempo, pochi euro all’ora. Quando si deve vincere un appalto, si bada appunto solo a ridurre i costi, non certo a chi ci lavora.
Non vuol certo essere il caso di Matteo Armellino, ma dedichiamo comunque a lui, ed a tutti i caduti sul lavoro, questa nota canzone di uno degli artisti più meritevoli, ed impegnati, degli ultimi anni: Caparezza, “Sono un eroe“…

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Il prossimo appuntamento con Distorsioni sarà lunedì 12 Marzo

2 Commenti

  1. […] è una repubblica fondata sul lavoro, lo dice il primo articolo della costituzione. Ma quanti altri tributi di sangue serviranno per spostare l’attenzione dallo spread al reale primo, tragico problema degli […]

  2. la storia sta andando indietro..
    le conquiste ed i cambiamenti positivi della democrazia sono sotto attacco per la restaurazione di un sistema feudale. a partire dal colonialismo, che non ha più bisogno di truppe di occupazione (almeno non sempre), basta tenere le redini dell’economia, passando per quel ristretto gruppo che governa sistemi industriali, bancari e finanziari, per finire al politico, garante degli interessi di queste categorie, gli uni e gli altri al di sopra ed al di là delle leggi. solo profitto senza regole, ogni azione di deregulation e privatizzazione sta andando in questa direzione.
    il resto dell’umanità torna ad essere carne da cannone, buona da mandare a fare guerre dove serve, carne da macelleria sociale, consumisti necessari ma senza diritti…
    prima si era al di sopra delle leggi e dell’umanità per “diritto divino”, oggi perchè si. punto e basta.
    diritti per pochi e doveri per tutti gli altri.
    in un sistema come questo la povertà, a diversi livelli, è necessaria: le condizioni peggiori si possono accettare solo se non si ha scelta. delocalizzare, eliminare le garanzie sul lavoro, convincere che sia inevitabile la flessibilità come la intendono loro, convincere che sia necessario lavorare di più per meno reddito (alla faccia del lavorare meno lavorare tutti), convincerci che milioni di persone debbano pagare (da dove vengono i finanziamenti europei se non dalle tasse degli europei?)grandi opere devastanti per fare gudagnare due ore di viaggio a chi potrà permettersi il biglietto, convincerci che comunque la domenica c’è la partita e quindi stiamo benissimo e siamo felici…..il gioco è fatto. bentornato feudalesimo, bentornata aristocrazia di fatto.

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