La crisi c’è, a Lisbona più che in tante altre capitali europee, anche se il piano di rientro con i fondi europei del Portogallo del premier Pedro Passos Coelho è stato elogiato e promosso; gli amici me lo confermano, come mi confermano che gli stranieri continuano a raggiungere il Portogallo – sarà merito anche dei prezzi bassi per noi – e che la vita culturale cerca di non perdere passi. Prima di tutto quella legata al fado. Esempio ne è l’uscita in questo periodo di una serie di nuovi cd.

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Carminho non è una sorpresa, anzi. Viene dipinta come una delle nuove icone del fado e questo suo album, che ha un nome enigmatico, “Alma”, anima, la introduce in una luce sempre più splendente. Carminho ha voce e personalità e ha grandi qualità sia discografiche sia sul palco, una musicista completa, che sa anche recitare il fado oltre che cantarlo. “Alma” è una produzione imponente e il lavoro fatto da Diogo Clemente, giovane e valente violista, ha posto in grande evidenza la continuità della tradizione alternando brani antichi a moderni che ne recepiscono non sono le origini e il talento, ma anche, e soprattutto, l’anima. Gli omaggi ad Amalia, Maria Amelia Proença, Fernanda Maria, ma anche al Brasile (Chico Buarque e Vinicius de Moraes), fanno il paio con brani originali e profondi che hanno come autori tra gli altri, oltre allo stesso Clemente, anche Mario Pacheco, il “professore”, e Vitorino, mentre Carminho ci regala i versi di “Folha”.

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Un’altra voce nuova è quella di Ines Duarte, capace di incantare le case tradizionali e di apparire in questo suo “Este fado” proiettata verso una contemporaneità contaminata della musica popolare portoghese. Un album  di temi per la maggior parte originali realizzato con una serie di ottimi musicisti, fra i quali ancora svetta Diogo Clemente, accompagnato fra gli altri da Bernardo Couto (notevole guitarrista dell’ultima generazione), Marino De Freitas, bassista che piace a ogni cantante, Antonio Barbosa, violinista di valore, e molti altri. Una vera  e propria band alla quale dà voce anche un ospite speciale come Carlos do Carmo. Ines interpreta brani di poeti come Natalia Correia e Miguel Torga, ormai classici della letteratura portoghese, e ricorda con grande onore gli esordi, alla Grande Noite do Fado del 1999. Il suo lavoro, compreso il “Quinteto Amalia”, la porta in giro per l’Europa a conquistare negli anni sempre maggiori allori.

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Una voce ben conosciuta anche da noi è invece quella di Misia, cantante che attraversa con i suoi lampi ogni genere della canzone, da quella tradizionale alla autoriale. Misia è tornata protagonista in questi giorni con il “Concertos Intimos no feminino” che introduce il nuovo album, “Senhora da Noite”,  che contiene tutti brani composti da donne: oltre a lei stessa, mi piace segnalare due autrici molto importanti del panorama letterario portoghese, di cui anche in Italia esistono pubblicati romanzi di valore: Lidia Jorge e Agustina Bessa-Luis. Ovviamente non manca l’omaggio ad Amalia autrice, raccontato come ci dicono le cronache durante il concerto. “Ho ricreato i fado resi popolari da Amalia – ha detto Misia -; le rendo omaggio ricordando la sua capacità di scrittura troppe volte dimenticata e sottolineando come Amalia abbia inventato tutto nel fado, che ora è solo da reinventare”. Come dire: riconosco – e con lei tutta la sua generazione – che Amalia ha fatto quello che ha fatto e che non dobbiamo competere con lei, ma cercare altre strade”. E’ quello che fanno in molte, a ragione.

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Una cantante che si sta imponendo è Teresa Tapadas, protagonista di serate nel Bairro Alto. In questi giorni sta presentando in vari locali l’ultimo album appena uscito, “Traços de fado”. I suoi accompagnatori sono valenti musicisti: Guilherme Banza alla guitarra portuguesa, Pedro Pinhal alla viola de fado, Rodrigo Serrao al contrabaixo. Le sue apparizioni sono piene di brio, danno gioia e chiamano a raccolta nella scoperta di Lisbona. Che è il nostro compito.

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