Con molta prosopopea, il jazz chiama standard quei brani che sono diventati veri e propri capisaldi del genere, quelli che tutti i musicisti eseguono e che si divertono a proporre negli arrangiamenti e con le formazioni più disparate. Il fado ha i suoi standard, brani che più umilmente hanno fatto la storia della musica popolare lisboeta e che sempre più rappresentano momenti severi di straordinaria intimità. Tutto questo è il fado, come recita proprio il titolo di questo brano, che ho scelto oggi per riproporne cinque versioni, tutte molto commoventi. E stavolta partiamo da lei, Amalia.

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Eccolo questo testo, così musicale, così ritmato. Così importante. Un grande abbraccio non solo agli interpreti, ma anche agli autori: Fernando Carvalho e Anibal Nazaré.

Perguntaste-me outro dia
Se eu sabia o que era o fado
Disse-te que não sabia
Tu ficaste admirado
Sem saber o que dizia
Eu menti naquela hora
Disse-te que não sabia
Mas vou-te dizer agora

Almas vencidas
Noites perdidas
Sombras bizarras
Na Mouraria
Canta um rufia
Choram guitarras
Amor e ciume
Cinzas e lume
Dor e pecado
Tudo isto existe
Tudo isto é triste
Tudo isto é fado

Se queres ser o meu senhor
E teres-me sempre a teu lado
Nao me fales só de amor
Fala-me também do fado
E o fado é o meu castigo
Só nasceu pr’a me perder
O fado é tudo o que digo
Mais o que eu não sei dizer.

Non poteva mancare Cristina Branco a darne una versione di notevole qualità e soprattutto di grande originalità.

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Come “Trago fados nos sentidos”, “Tudo isto è fado” rappresenta una pietra miliare, canzone di indirizzo e di filosofia di quel mondo che non è poi troppo nascosto e nel quale il “destino” la fa da padrone. Un destino che è spesso triste, lamentoso, ma che non viene mai guardato dai portoghesi come un peso insopportabile. Anzi, sottolineando questa loro natura molto aperta, i portoghesi in genere, e i lisboeti in particolare, accettano questa vita perché la sovrapposizione tra fato e fado la rende molto più elettrizzante. A dimostrazione di ciò, anche in questi periodi di magra, il sorriso non manca mai sul volto della gente. Ma torniamo alla nostra canzone e ascoltiamola in una versione corale nella quale Sandra Correia invita diversi amici: Claudia Madur, Jorge Cesar e Manuel Barbosa. Una versione che mi è cara perché registrata a Santa Maria da Feira, nel nord del Paese, uno dei luoghi simbolo del mio amore per il Portogallo. Anche questo è fado.

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Sicuramente ci sarà modo di riparlare di Santa Maria da Feira in questo nostro viaggio portoghese fra storia e leggenda, ma sempre con il cuore. Torniamo a Lisbona, al suo fado e alle cantanti che lo onorano e che, nel tempo, si sono confrontate con “Tudo isto è fado”. Una di queste è Katia Guerreiro, che ormai non ha bisogno di presentazioni e che rappresenta la nouvelle vague della musica portoghese. Katia ha una voce fine che si arrampica su questo testo con lievità e grande emozione.

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Ma sveliamo, prima del “botto” finale e per chi non abbia compreso le parole, ciò che il testo contiene. E che propongo nella mia interpretazione, non presuntuosa, ma molto appassionata. L’altro giorno – dice – mi hai chiesto se io sapessi cosa fosse il fado. Rimanesti incredulo quando ti dissi che non sapevo cos’era. Senza sapere ciò che io dicessi, ho mentito in quel momento. Ti dissi che non lo sapevo, ma ora ti dico il perché. Un gioco, quindi, che introduce la parte più interiore del brano: Anime vinte, notti perdute, ombre bizzarre nella Mouraria. Canta una megera, lacrimano le guitarras. Amore e gelosia, ceneri e lumi, dolore e peccato. Tutto questo esiste, tutto questo è triste, tutto questo è fado. Una decisa presa di posizione, uno svelare quello che davvero è lo spirito della Mouraria, il bairro che ha dato vita e morte alla Severa. Ma sentiamo ancora una voce straordinaria per chiudere questo nostro superpoker e prima di arrivare alla parte finale del brano: Lucilia do Carmo, rivale alla pari, per molti, di Amalia Rodrigues nel periodo aureo e dei veri pionieri di questa musica.

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Con la sua voce andiamo a capire che cosa ci dice infine questo “Tudo isto è fado”, questo viaggio iniziatico nell’animo lisboeta. Se vuoi essere il mio signore e tenermi sempre al mio lato, non parlarmi solo d’amore, ma anche del fado. Il fado è il mio castigo, nato per farmi perdere. Il fado è tutto ciò che dico, di più è ciò che non so dire. Una comunicazione, un motore interiore che semina passione e che raccoglie ciò che si può raccogliere senza maledire nulla. Con umiltà, modestia, disposizione. Lisbona è questo, di più lo si può scoprire vivendola. Come il fado.

Riccardo Iannello

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