Dulce Pontes

Quando ascoltai per la prima volta in terra portoghese, nell’agosto 2005, Dulce Pontes (che già conoscevo per i suoi concerti italiani e per gli album che da noi erano allora giunti, fino allo straordinario “Focus” con Ennio Morricone),non mi conquistò solo il concerto, che fu straordinario, ma quello lo sapevo, quanto ciò che attorno ad esso si era mosso. Più di tredicimila persone si assiepavano sotto il palco, allestito in un vasto spiazzo dove si celebrava il piatto prelibato della cucina portoghese, la sardina. Sì, una vera e propria sagra in una delle città più importanti dell’Algarve, Portimao, e quello era l’evento che decretava il successo della manifestazione.

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Evento che si è ripetuto, ad esempio, anche nel 2011, quando il concerto di Dulce ha avuto lo stesso entusiastico coinvolgimento. Dulce seppe quella sera del 2005, a colloquio nella sua roulotte dopo il bagno di folla, darmi l’entusiasmo per preparare assieme “O coraçao tem tres portas”, un progetto straordinario che nelle sue intenzioni doveva essere la prima produzione veramente autonoma e libera. Lo è stata davvero, è stata una esperienza che mi ha portato mille emozioni. Come quella di entrare nel magico Convento do Ordem de Cristo a Tomar. Dove Dulce cantò per presentare l’album.

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Ma sono mille le occasioni in cui con Dulce c’è stata una trasmissione di idee, oltre alle emozioni che la sua musica mi suscita. Adesso torna in concerto. In Italia sarà per due date in novembre, in Sicilia, e quindi un caldo invito agli amici dell’isola perché non perdano i due appuntamenti: il 24 a Catania al teatro Sangiorgi, il 25 al Politeama di PalermoDulce ora vive a Bragança, nel nord del Portogallo, dove cerca una nuova ispirazione per un album di inediti. Ma i suoi concerti sono comunque un momento di grande creatività e concentrazione e ognuno regala gioielli.

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Questa registrazione realizzata a Istanbul  regala uno dei brani forse più riusciti a Dulce: la musica per “O infante”, un capolavoro della poesia di Fernando Pessoa. “Ho i brividi quando lo suoniamo”, mi dice Davide Zaccaria, che imperiosamente appare con il suo violoncello e che come me ha un sogno che prima o poi dovrà essere realizzato… Quando lo realizzeremo ne parlerò ben volentieri… Un’altra grande artista del fado post Amalia torna prepotentemente alla ribalta, Ana Moura: il suo album “Desfado” uscirà il 12 novembre, il singolo “Até ao verao” sarà nelle radio portoghesi in settimana.

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Di Ana ho parlato sempre molto perché la ritengo una voce decisamente importante. Questo suo lavoro rimane nei canoni della tradizione, ma si staglia complessivamente nella contemporaneità. Con lei ci sono musicisti di livello mondiale e di ogni genere, basta pensare a Herbie Hancock. Il pianista, uno dei massimi jazzisti, è rimasto entusiasta della collaborazione, lui che ha suonato con tutti i più grandi. Ana ha già iniziato una lunghissima tournée internazionale che ha preso il via dal Messico; poi sarà in Scandinavia, e quindi in Portogallo per tornare nuovamente in Usa, Svizzera, Belgio, Francia e via dicendo tanti altri Paesi. Attendiamo che sia messa in calendario anche una data italiana. Per ora, accontentiamoci di una primizia.

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“Até ao verao”, fino all’estate, è il singolo che annuncia l’album e qui lo ascoltiamo nel lancio della Universal Music, l’etichetta per la quale Ana incide e grazie alla quale per realizzare questo album ha potuto viaggiare negli Stati Uniti dando al suono un colore particolare che, senza nulla togliere alla sua originalità portoghese, lo ha avvicinato ancora di più ai gusti internazionali. Dimostrando anche a chi non lo crede che il fado è un genere di grande livello e che rientra giustamente nelle maggiori testimonianze di musica del mondo. Senza mai dimenticare dell’etichetta di Patrimonio dell’umanità.

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