Il 18 gennaio si è tenuto a Roma un incontro dibattito su Decrescita versus crescita sostenibile, organizzato da Giornalisti Nell’Erba e la rappresentanza in Italia della Commissione Europea.
A dirigere la discussione sono stati i giornalisti Andrea Bertaglio (il Fatto quotidiano, Movimento per la decrescita felice) e Jacopo Giliberto (Il Sole 24 ore, portavoce del Ministro per l’Ambiente Corrado Clini).
Secondo Bertaglio è necessaria un’inversione di tendenza rispetto agli attuali modelli di produzione e consumo perché “la crescita economica come l’abbiamo sempre intesa non è più possibile“. Del resto, “decrescita non è sinonimo di recessione: è la presa di coscienza che abbiamo raggiunto dei limiti e occorre andare per gradi verso una nuova economia, un po’ come mettersi a dieta quando si ha il colesterolo troppo alto”.
E come potremmo tornare a vivere senza sprecare, senza stra-consumare, senza disperdere? Per Giliberto la soluzione risiede nell’uso delle tecnologie più aggiornate che consentono di risparmiare risorse ed energia. Eppure esistono delle alternative possibili, esistono degli stili di vita che prevedono un ritorno all’essenzialità, ma un’essenzialità felice. C’è chi parla e cita esempi di “economia del marinaio”, o “economia dell’astronauta”, o ancora la classica “economia del contadino”, perché consumare meno e meglio è possibile, anche e forse soprattutto nel XXI secolo. È possibile adottare strategie differenti per preservare ciò che ha ancora in serbo questa Terra, pensando a chi finora non ne ha usufruito, se non prendendo i nostri scarti, gli “avanzi” di Paesi troppo sviluppati per fermarsi in tempo.
Essenzialità è un termine usato di rado, spesso con accezione negativa, perché avere tanto è bello, avere di più è ancora meglio. Ma provare ad avere meno, a volere meno, può significare un ritorno ad una sobrietà della vita che potrebbe renderci più felici, perché più consapevoli di ciò che abbiamo e possiamo fare. Si potrebbero citare esempi infiniti, eppure poco efficaci per molti. Perché ognuno deve trovare la propria strada per capire che consumare meno energie e produrne in autonomia, o evitare sprechi e cercare risorse in modo alternativo può rendere l’esistenza non solo più “essenziale”, ma ricca di un’autentica sobrietà.
Una volta un amico, parlando delle difficoltà del momento, del Paese e del mondo in generale, mi disse: “Dobbiamo abituarci a farci bastare, senza sentirne il peso, ciò che prima pensavamo fosse solo il primo gradino della necessità, del bisogno primario”. Già. Dobbiamo riscoprire il bello di essere talmente autosufficienti e generosi con noi stessi e con il resto del pianeta, da aspirare alla decrescita collettiva. E poi, forse, arriverà quel B.I.L. (benessere interno lordo), che qualcuno teorizza, a governare l’economia.