«Il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. È rito nel fondo, anche se è evasione. Mentre altre rappresentazioni sacre, persino la messa, sono in declino, il calcio è l’unica rimastaci. Il calcio è lo spettacolo che ha sostituito il teatro» P.P.Pasolini

La seconda puntata di Fuorigioco,la rubrica calcistica di Radio Pereira, parte da una citazione di Pasolini, l’intellettuale-profeta più importante del secondo dopoguerra, il quale possedeva un amore infinito nei confronti del calcio. Pasolini riteneva che il calcio fosse una forma di libertà. Una libertà espressiva capace di trasformare gli adulti in bambini e di unire persone di ogni estrazione sociale.

La libertà che si avverte quando si gioca a calcio risiede nel magnetismo di quell’oggetto sferico, con una circonferenza intorno ai 70 cm, chiamato pallone a cui nessun bambino (anche adulto) può resistere. Tuttavia in alcune parti del mondo la crudeltà dell’uomo ha voluto che per produrre i palloni si debbano sfruttare proprio i bambini. Solamente nel distretto del Sialkot, in Pakistan, si contano più di 5 mila piccoli lavoratori (tra i 10 e i 14 anni) dediti alla cucitura dei palloni. In questo caso è ovvio che il concetto di libertà si contraddice in modo assoluto con il calcio. In quel contesto il pallone non è più un gioco, ma diventa un oggetto di schiavitù minorile.

Del resto il calcio è contraddizione… come la vita. Lo scrittore francese Jean-Paul Sartre aveva ragione quando sosteneva che il gioco del calcio era una metafora della vita. Prendiamo l’esempio dell’Italia. Il calcio italiano, come la politica, sta vivendo un momento di forte arretratezza da molti punti di vista.
– I club professionistici non investono un euro sul territorio di appartenenza, vedi l’assenza di una valorizzazione dei giovani talenti locali o il mancato inserimento di un organo democratico dei supporter nelle scelte dirigenziali della società. Poi i dirigenti piangono miseria perchè allo stadio c’è sempre meno gente.
– La qualità della maggior parte degli stadi e impianti sportivi italiani è nettamente al di sotto degli standard europei.
– Le politiche della sicurezza messe in atto dal governo (ad esempio la tessera del tifoso) sono un turbine di fallimenti e ipocrisie.
– Molte tifoserie organizzate (non tutte) sono prese in ostaggio da gruppi violenti di estrema destra che non hanno nulla a che vedere con l’attaccamento alla maglia e alla squadra o con il radicamento sociale nel territorio.

In Italia il calcio rappresenta un movimento sociale popolare e, per questo motivo, c’è un urgente bisogno di una riforma radicale del sistema e di una valorizzazione della cultura sportiva per competere con il calcio europeo e far emergere il calcio italiano, non solo a livello sportivo, ma anche dal punto di vista sociale e culturale. Sempre che non si voglia tornare al calcio romantico dell’oratorio.

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