
In latino per maceria, derivato del verbo macerare, si intendeva il materiale di scarto con cui il muro veniva eretto, che poteva anche essere terra infradiciata.
Gaza oggi è un “materiale di scarto”, una terra dimenticata, una terra che spaventa, che tutti stiamo lasciando sprofondare.
La Palestina è un non-Paese, un non-luogo custode di pesanti fardelli sociali, testimone nei secoli di Storia, Religione, Cultura. Ma non basta. Questo non basta per fermare gli oltre 700 razzi lanciati da Hamas verso Israele (160 intercettati ed eliminati) ed i raid aerei che stanno bombardando la Striscia di Gaza da 7 giorni, mietendo finora 172 morti e almeno 1.130 feriti, in gran parte civili, almeno per il 77% dei casi, secondo le ultime stime dell’Onu.
Come ha scritto Amira Hass, giornalista israeliana che vive in Cisgiordania, “a differenza dei palestinesi, gli israeliani possono contare sui rifugi blindati”. Per questo, al momento non si contano vittime tra gli israeliani. Per Hamas, ma anche per molti palestinesi non estremisti, ormai è questione di morte e dignità. Di morte, perché non vinceranno mai, perché la supremazia politica e militare di Israele è schiacciante. Di dignità, per coloro che scelgono, consapevolmente, di provocare un eccidioma di farlo, in qualche modo, a testa alta, continuando ad “attaccare”.
Se in tutti questi anni non le proteste pacifiste, non la diplomazia, non il buon senso, non le petizioni internazionali sono servite a supportare la causa… forse qualcosa potrà una guerra?
Oggi non esiste un panorama in Palestina, non esiste uno skyline privo di fumo in Israele. Non c’è natura senza sangue.
Ho vergogna di un mondo che permette tutto questo. Che sfrutta e manipola, ma non difende, non usa atti di forza per imporre la pace a chi non crede nel suo valore, ma segue e controlla gli eventi da lontano, inseguendo l’Interesse più grande. Ho vergogna di ciò che ho senza meritarlo. Ho vergogna del dolore che reprimo quando evito di guardare le immagini di bambini massacrati dalle bombe. Ho vergogna della mia impotenza che mi fa rabbia. Perché, dopotutto, è facile indignarsi a distanza, blindati da agi e sicurezza. Perché, dopotutto, Gaza è una terra di scarto.