Amalia Rodrigues, la storia del fado portoghese.Ho sempre un po’ di pudore a parlare di Amalia Rodrigues. Perché non l’ho mai conosciuta e ciò che so di lei è venuto prima dall’ascolto dei suoi album, dalla lettura delle sue biografie, dalle mostre e convegni che le sono state dedicate e soprattutto dai racconti di chi ha avuto la fortuna di viverci o lavorarci accanto. Già ho detto del quinto anniversario della sua scomparsa, anche al decimo ero a Lisbona e mi sono goduto le esposizioni nei musei cittadini, il concerto della sorella Celeste, le immagini in formato gigantesco che arredavano tutte le strade della città.

In Rua do Carmo, la strada dei negozi che dal Rossio sale ai magazzini del Chiado e poi con la perpendicolare Rua Garrett a Largo de Camoes, staziona spesso un carrettino verde e nero: dall’interno si propaga fado, soprattutto Amalia, ma non solo. Questo mezzo parcheggiato sulla destra salendo è anche un vero e proprio negozio e io vi ho acquistato un cofanetto che mi fa compagnia ogni attimo: si intitola “Amalia Rodrigues 1962” ed è la rimasterizzazione di due album che in quell’anno dettero la definitiva consacrazione internazionale a chi era già la regina incontrastata in patria.

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I cd contengono “O disco do Busto” e “For your delight”. La loro prerogativa è quella della collaborazione con Alain Oulman. Musicista franco-portoghese, è stato colui il quale ha fatto “virare”, come scrive Vitor Pavao dos Santos nella biografia “Amalia”, la regina a musa assoluta. Un disco, soprattutto il primo, famoso perché la copertina raffuigura il busto di Amalia realizzato nel 1945 dallo scultore Joaquim Valente (quello che potete ammirare alla Parreirinha de Alfama) . Un disco che secondo Pavao dos Santos è il migliore fra quelli di Amalia e nel quale la maestria di Oulman, onorato da una recente mostra al “Museu do fado e da guitarra portuguesa, e le parole in molti brani di David Murao-Ferreira, lievita assolutamente la valenza artistica e sociale delle canzoni che lo formano. “For your delight” è per certi versi uno strascico del primo, anch’esso, a mio modesto giudizio, molto valido, ma, rispetto al precedente, da ascoltare più volte prima di entrarvi. Nel cofanetto c’è poi uno splendido cd che si chiama “As Operas”: sono le prove di Amalia con il piano di Alain e una lunga chiacchierata fra i due e Murao-Ferreira. Una confezione che non è solo per specialisti, tutt’altro! I veri appassionati o anche i curiosi del fado, e di tutto quello che è lisboeta, si troveranno di fronte un vero e proprio gioiello.

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Un altro legame molto forte con Amalia me l’ha dato una recensione di Giorgio Martinelli, rimpianto critico musicale del Resto del Carlino, padre di Uberto, che è altrettanto valido nel campo della musica classica. Uberto mi ha promesso un cimelio molto rappresentativo di Amalia, quando la divina è stata a cena a casa sua proprio in occasione di un concerto a Bologna, recensito da Giorgio, citato nell’importante libro di Pavao dos Santos. Scrive Martinelli il 28 marzo 1972: “Il repertorio di Amalia sollecita l’aspetto culturale come pure la necessità di approfondire l’immaginazione, di passare oltre le canzoni più facili che rappresentano, come ‘Lisboa antiga’ e ‘Coimbra’, l’unica concessione al pubblico. C’è il desiderio di sapere qualcosa di più sul fado, di avvicinarsi allo spirito di un popolo, di comprendere un paese del quale, fatti i conti, sappiamo così poco se non che è governato da una eternità da uno strano tipo di dittatura, che è orgoglioso di avere una famosa squadra di calcio e di ospitare un ex re. Per tutto questo, specialmente per tutto questo, Amalia Rodrigues è molto più di una cantante: è la bandiera, è l’inno nazionale, è l’anima del Portogallo”.

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Ecco perché Amalia è amata ovunque e da qualsiasi artista. E lei riama, indubbiamente. Ha amato pazzamente Caetano Veloso, che è un genio della musica popolare e che canta il fado con una straordinaria attenzione a non stravolgere, pur con la stessa chitarra con la quale suona bossanova o musica popolare brasiliana, il senso e la poesia, l’immaginazione della ballata portoghese. Caetano e Amalia si sono incontrati su un palco e si sono fatti complimenti reciproci e reciprocamente hanno cantato uno le canzoni dell’altra. Omaggi che Amalia ha fatto, da par suo, alla nostra canzone popolare. Un disco che si intitola “A una terra che amo” (1973) ci onora di interpretazioni straordinariamente calde e straordinariamente sentite della nostra musica più umile, ma più vera. Amalia ha voluto attraversare i popoli, viaggiare nei vari paesi, diventare italiana in Italia, francese in Francia, spagnola in Spagna. Ci è sempre riuscita con passione e bravura. Per questo la amo, la amiamo, la ameremo.

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