Appunti sparsi, raccolti passeggiando per Lisbona, scoprendo angoli nascosti che hanno ognuno qualcosa di speciale: basta alzare lo sguardo, a volte, e si comprendono tante cose, tanti amori. E si ascoltano tante musiche, fado e non solo.

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C’è un luogo di questa città amata che è magico ancor più degli altri (anche se a me dispiace fare classifiche e quando mi chiedono consigli metto tutto sullo stesso piano). La praça do Principe Real è un luogo assolutamente straordinario. Non solo perché sorge su un’altura che permette di sentirsi in cima al mondo, vedendo da un parte le discese ardite delle strade che si dirigono verso il Tago, dall’altra quelle che sembrano terminare sui tetti di Avenida da Liberdade. C’è un albero, frondoso e antico, che ripara dal sole e sotto il quale ci si siede con grande piacere. Nell’aiuola che delimita il tronco, è apposta la poesia del viandante, mentre tutto intorno è un florilegio di bigliettini e di dichiarazioni d’amore. L’albero è per definizione generale un “cedro di Buçaco”, ma in realtà si tratta di una sequoia, anche se dai vecchietti che giocano a carte sui tavoli in ferro dei giardinetti riceverete varie informazioni, una diversa dalle altre. La sua rete di rami si è sviluppata quasi orizzontalmente e una struttura in ferro li sostiene. Ma in quella panchina, la più fortunata, sotto il grande ombrello, c’è tempo per pensare, riposarsi, riflettere, sognare ancora qualcosa di più in questa città fatata.
Il Tago appare spesse volte dalle strade di Lisbona.

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Le città di fiume hanno bellezze incomparabili, Lisbona poi ha un fiume-mare: il mar de Palha, con questo colore che cambia a seconda di come i raggi del sole lambiscono la superficie dell’acqua. A più di sei chilometri di distanza dalla foce, spesso il fiume è increspato, la corrente arriva fino alle colonne di Praça do Comercio. E ancora prima, nella zona del Parque das Naçoes, la distesa acqua arriva a misurare fino a tredici chilometri di larghezza. Il Tago è uno spettacolo, a me piace soprattutto vederlo spuntare al termine della picchiata di rua da Misericordia e rua de Alecrim, le strade che delimitano il Bairro Alto dallo Chiado: sembra che appaia un miraggio in fondo alla discesa. Il Tago è amato, cantato, riverito. Ci sono leggende e racconti, si discute tanto sul fiume onusto di gloria, dal quale partirono i navigatori che conquistare il mondo. Adesso si attraversa il Tago per un viaggio mistico nell’interno del Portogallo, per ritrovare le radici. E noi lo abbiamo seguito.
E ho seguito anche un tassista, di notte.

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Si chiama Antonio e penso che ancora faccia la sua vita notturna scorrazzando turisti da una parte all’altra della città. Divenimmo molto legati e talvolta io chiamavo direttamente il suo cellulare se avevo bisogno di un taxi dopo le dieci di sera. Una sera ci fermammo a un chiosco e ci mangiammo un hamburger molto condito accompagnato da una buona birra. Il costo di una corsa è talmente economico, a Lisbona, che, a meno che non si venga fregati (purtroppo talvolta accade, ma in misura molto limitata), ci si può permettere di “assumere” un autista per fare un vero e proprio giro turistico in quei luoghi dove solitamente non si arriva. E così scopri che Lapa è un quartiere estremamente interessante nel quale, nascoste, ci sono case e ville da rimanere a bocca aperta. E’ anche il quartiere di molte ambasciate, per esempio quella francese, che svetta per grandezza. Ci sono anche le case dei professionisti. Tanti architetti, anche italiani, si sono riammodernati ex magazzini o attici per farne studi o appartamenti di grande classe. Al tempo del taxi di Antonio, il viaggio solitamente finiva al Senhor Vinho, che non è proprio comodissimo da raggiungere a piedi dal centro. Al ritorno, c’era sempre un fadista che offriva un passaggio.

Martim Moniz è una vasta piazza che delimita la Baixa. Vi si arriva da praça Figueira e da qui si accede poi alla Mouraria e si può salire al Castello. E’ anche la piazza per chi arriva nel centro dai quartieri che lo circondano: scende su Martim Moniz come una freccia rua Almirante Reis (anche se negli ultimi duecento metri si chiama rua da Palma), una delle arterie importanti della città, nella quale ci sono ristoranti e locali molto interessanti come Ramiro (e poco discosto dalla strada un indirizzo da non perdere. Ponte Velha). Ma torniamo a Martim Moniz: all’avanguardia nella sua architettura, con fontane che la circondano e un ardimentoso cemento armato. Sul bordo della collina, di fronte alla Mouraria, stanno ricostruendo un vecchio quartiere franato per farlo diventare ancora di più nodo strategico della Lisbona moderna. Ma può capitare, nelle sere d’estate, di imbattersi in un concerto di fado di Coimbra.

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E allora anche il disegno moderno dell’hotel che chiude la piazza a Sud appare diverso. I musici di Coimbra portano i mantelli universitari, si esibiscono spesso in coro, e chiudono la loro esibizione con il saluto dei laureandi che abbandonano la città del Mondego. Le parole di Fernando Machado Soares risuonano reboanti. Coimbra ha più incanto nell’ora della partenza… Seduto su una panchina di cemento laterale al palco, respiro l’aria fresca, sorseggio una birra gigante e così il canto di Coimbra rappresenta un buon modo per passare una serata, inebriandosi e discutendo sul fado. Quello popolare e quello dotto. Ma pur sempre fado.

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gabriella
gabriella
20 Marzo 2011 10:59

leggo e mi commuovo… Lisboa mia adorata