Fra pochi giorni, il 6 ottobre, saranno dodici anni che è morta Amalia Rodrigues. Ma in chi l’ha amata, in chi ha ascoltato la sua voce e in chi l’ha scoperta da poco come chi l’ha sempre seguita e inseguita, Amalia non morirà mai, non potrà morire. Non muore nella testa delle sue colleghe, di chi ne porta avanti il genio e non muore in chi l’ha conosciuta profondamente e le è stata vicina per tutta la vita.

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Scegliere canzoni emblematiche della regina del fado è ovviamente difficile e ognuno si rifà alla propria emozione, alla propria idea, alla sensazione che ha avuto ascoltandola. La selezione sarebbe talmente lunga che diventerebbe impossibile. Per accompagnare queste poche righe emozionali ho però scelto, come prima e ultima, le due canzoni che più amo e che rappresentano secondo me un patrimonio unico per l’umanità. Le parole sono in entrambe di Amalia stessa, la musica in un caso di Alfredo Marceneiro e nell’altra di Carlos Gonçalves. Sono brani che vengono presentati spesso dalle artiste contemporanee e sempre, mi sono accorto, con uno straordinario e stupefacente omaggio a chi se li era incollati addosso con così tanta perizia. Le due poesie dai quali sono tratti “Estranha forma de vida” e “Lagrima”, fra le altre, fanno parte di un libro, “Versos” che consiglio caldamente a chi giunge in visita al Museu do fado e da guitarra portuguesa all’Alfama. D’altronde, all’esterno dello stesso campeggia la gigantografia della Rodrigues, E chi semmai dovrebbe apparire?

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Quando si ascolta Amalia si sente davvero il sangue ribollire nelle vene. E si sente, ogni volta, l’emozione della prima volta. Più volte ho scritto qua la delusione per non avere mai assistito a un concerto della regina. Spesso non si è nel luogo giusto al momento giusto e quindi ogni volta che ho incontrato la sorella Celeste ho chiesto ripetutamente a lei cose su cose riguardo Amalia, di lei due anni più anziana e punto di riferimento per la sua crescita come Celeste lo è stato per Amalia quando il successo rischiava di travolgerla. Celeste non parlava volentieri di Amalia in mezzo alla gente, non perché non la stimasse, ma nella famiglia c’erano stati problemi iniziali riguardanti eredità e diritti, solo nelle cerimonie per il quinto anniversario della scomparsa era apparsa per la prima volta in pubblico a commemorarla, e quell’afflato così generoso e sensibile verso la sorella famosa e fortunata mi aveva colpito in modo forte. Seduta all’auditorium del Museu do fado, con gli occhiali scuri e la voce strozzata dalle lacrime, Celeste fu coinvolgente e mi spinse a essere molto commosso, commozione che si moltiplicò quando Jorge Fernando volle salutare me, seduto fra il pubblico, come il “giornalista italiano venuto a rendere omaggio alla grande Amalia”. Quante cose belle fa fare l’amicizia…

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Celeste l’ho ritrovata tante volte e mi onoro di averla come amica, e anche alla commemorazione dei dieci anni vollero lei per la serata ufficiale. D’altra parte non si può essere più legati a una persona che nel sangue e ancor di più se questo sangue ha fatto diventare cantante anche la sorella minore. Che minore è, forse, per quanto riguarda il successo, ma a Celeste Amalia invidiava soprattutto gli splendidi figli e gli ancor più belli nipoti che ne allietano la vecchiaia. Celeste ne parla con entusiasmo della sua famiglia, Amalia non poteva farlo nel modo così completo. Celeste è molto onesta nelle sue interpretazioni, nelle serate alle case di fado, anche se una caduta, lo scorso anno, ha preoccupato tutti. La sua voce è roca colpa anche delle mille sigarette, ma il suo trasporto è significativo, fatto col cuore come il fado merita. Argentina Santos non è parente di Amalia, ma è stata una grande amica: ha mantenuto saldo il timone del fado menor nella città mentre la sua quasi coetanea invadeva il mondo, ma nei momenti duri era anche in questo caso Argentina la più forte. Ma non si è mai sentita tradita o sottovalutata rispetto a lei, e nel suo locale, la Parreirinha, mostra orgogliosa il busto di Amalia, lo stesso che compare nel cd forse più importante della regina, proprio “O busto”.

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E proprio il discorso sul busto e la Parreirinha e Argentina, mi porta a una riflessione che mi pongo spesso senza riuscire a dare risposte complete: sentite, dal vivo, Argentina, Dulce Pontes e tante altre cantare “Lagrima” e reagito io come sempre reagisco (con le lacrime, appropriate al tema), che cosa mi sarebbe accaduto se avessi potuto ascoltarla da Amalia. Non oso neppure immaginarlo, perché piango già quando la sento registrata. Più sere Argentina ha dedicato a me “Lagrima” nel suo locale, “costretta” a cantarla dalla mia insistenza, perché è pur sempre un brano molto profondo e faticoso, soprattutto all’età di Argentina. Ma un brano che ha in sé tutto dell’amore, della nostalgia, del passato che si riversa nel futuro, ma non può essere riproposto. Ascoltando Amalia, ricercandola nelle voci delle colleghe di ogni età, leggendo la sua biografia e i suoi versi, si capisce che era una donna fragile dentro l’involucro di una femmina potente e straordinariamente forte. La amiamo per come è stata e soprattutto per quello che ha cantato. Che nel fado è inarrivabile.
E ricordando Amalia, vorrei omaggiare un’altra grande diva di Lusofonia, questo splendido agglomerato di Paesi che parlano portoghese, che ha lasciato le scene per età e salute: Cesaria Evora. Amalia e Cesaria hanno mote cose in comune. Ma ne parleremo ancora.

1 commento

  1. Da quasi 60 puntate ci anneghi nel Fado ogni domenica. Stai raccontando una favola da più di un anno ed ancora devo riuscire a smarrire la concentrazione. E dire che all’università impiegavo pochi minuti per perdermi nella lezione. Il Fado è solo qualcosa di cui parlare, il resto lo fai tu. Fatto sta che sentire queste canzoni di domenica (soprattutto di primo mattino, nonché a tutto volume) ti fa fare cose strane, come girare nudo per casa con le finestre aperte e le tende che si arrendono alle correnti. Emozioni.

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