Chi ritiene che il mondo musicale portoghese sia ottusamente chiuso in se stesso sbaglia, e i lettori di questa rubrica ben lo sanno. E che i cantanti di fado non sappiano affrontare il repertorio internazionale è un altro tabù che va estinto. Da Amalia Rodrigues in poi, e dalle sue interpretazioni della musica popolare e degli standard internazionali, ogni voce nuova apparsa nel firmamento lisboeta ha bene appreso i canoni di canto contemporanei.
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La scelta di questi ascolti è data da pura casualità. E dalle sensazioni che sempre offrono quando non sono pezzi di routine. Quando parlo di fado amo inglobare in questo concetto anche ciò che nasce da quel mondo e poi lo attraversa, lo ingloba, lo sceglie come punto di scambio con altri generi, fa duettare fadisti puri con cantanti popolari, fa elevare l’uso della guitarra portuguesa a una vera e propria “musica classica contemporanea”, un po’ diversa da quella che, diciamocelo, a volte è inascoltabile! Raquel Tavares è una ragazza ancora giovane e di grande prospetto, soprattutto dà una impronta sempre di assalto alle sue interpretazioni, sia che si trovi in una “casa” sia su un palco di concerto. Ha molta passione e dedica la sua vita al fado e comunque alla musica, e di lei non si può che dire di essere una artista in senso completo (suona anche la guitarra). Ne sentiremo parlare di più anche in Italia.
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La capacità di Raquel di duettare si evince in questo brano con una dei numi tutelari della musica popolare portoghese, Fernando Tordo. Cantante, musicista, compositore, poeta, intellettuale del linguaggio, capace di attraversare generazioni e compagni di strada con grandissima capacità. A Fernando mi lega un ricordo bello nell’Auditorium del Museo della Piaggio a Pontedera, in una serata ovviamente organizzata da Sete Sois Sete Luas. Tordo, con la sua chitarra classica, rallegrò la serata dopo che nel pomeriggio era stata inaugurata una mostra sulla Vespa durante la quale cerimonia era stata scattata la famosa foto di José Saramago che inforca una 125 di quelle che tutti noi abbiamo cavalcato nella nostra vita. Saramago era l’ospite speciale di quella giornata, scrittore che più osannato non si può; ma quando giungemmo in sala per il concerto, lui e la moglie Pilar del Rio si sedettero nei posti che erano stati loro riservati e seguirono con straordinaria attenzione le evoluzioni delle dita e della voce di Fernando, in quel momento pari loro, anzi ben più in vista e accolto con tanti applausi. Apprezzai gli uni e l’altro in questo scambio di sensazioni sempre buone che mi investono quando ho a che fare con gli amici portoghesi.
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Un altro grande artista che ho conosciuto seppur fugacemente, ripromettendomi di seguirlo ancora, è Paulo de Carvalho. Anche lui, come Tordo, viaggia in un’orbita che dal fado passa al rock e al pop con straordinaria facilità. Esecutore emerito di José Afonso, il bardo della rivoluzione dei garofani, Paulo esprime la sua forte verve in ogni situazione. Lo ricordo a Onda Jazz, il locale alternativo dell’Alfama: è situato fra tre monumenti del fado (Bacalhau de Molho, Marques da Sé, Clube do Fado) e ospita jazz e rock di nomi giovani della scena portoghese o altri più impegnati che vengono anche dall’estero. Non ha la storia del Clube do Jazz di praça Alegria, ma ci si passano belle serate. Sul palco quella sera con Paulo c’erano dei grandi musicisti e amici: a portarmici Davide Zaccaria, che a Lisbona vive la sua vera popolarità. A suonare Arlindo Neves, re delle distorsioni con la chitarra elettrica, ma anche musicista raffinato e arrangiatore per Dulce Pontes. E ancora Beto Batuk, Jaume Pradas e Nuno Oliveira, percussionista il primo, da Tomar; batterista il secondo, catalano; bassista il terzo, molto bravo. Una serata all’insegna della musica tradizionale e di tanto jazz internazionale, molto soddisfacente per appetiti curiosi, tanto da andare a cercare poi tante registrazioni di Paulo de Carvalho. Che adoro anche per un altro fatto: è amico di Ivan Lins e ha trascinato a Lisbona il grande musicista brasiliano, autore di un fado, Ultramar, inciso da Carlos do Carmo.
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Ciò detto e ascoltato, come primo appuntamento dell’anno nuovo, mi allarga il cuore e lo spirito e mi fa essere dove adesso non sono, la “mia”, la “nostra”, Lisbona. E non potevo non chiudere con lei, Dulce Pontes. Un commento a questo video è essenziale: la più bella voce del mondo. Non so se lo è, io la amo, ma sono cose che ci siamo dette fra noi tante volte. Mi fido di Montserrat Caballé, che ha detto a Dulce una volta che lei “poteva cantare tutto ciò che voleva” e soprattutto “le opere del grande repertorio lirico”. Io le dissi: ti vorrei vedere a Pesaro al festival, ma anche in giro per il mondo a cantare o la Carmen o la Norma. Non lo sapevo: erano le stesse opere che le aveva consigliato la grande soprano catalana! Rossini, Bellini, Bizet sarebbero adatti a lei, come l’orchestra di Ennio Morricone. Focus è uno degli album più belli dell’inizio di questo secolo, e qui dite di me pure quello che volete! E La luz prodigiosa ha queste parole, in portoghese, scritte proprio da Dulce. Buon anno, mai come quest’anno!
Leggo questa rubrica fin dal suo primo numero, non perché sia amante del fado ma perché ammiro da tempo la firma che la tiene, che seguo da sempre anche sul gruppo di quotidiani per cui lavora.
Mi accodo ad un commento uscito qualche tempo fa per ribadire che Riccardo con la sua penna regala emozioni, a prescindere dall’argomento trattato.
Mi piace come racconta le sue esperienze, che siano nei locali dell’Alfama o fianco a fianco degli artisti che menziona ogni volta: sembra di essere lì, di essere in prima persona ad assaggiare i piatti e la vita lisboeta; fa vibrare il nostro timpano ancor prima di aver ascoltato le voci rammentate e ce le fa apprezzare anche se non sono nelle nostre corde.
Anche se, talvolta, il suo citare conoscenze importanti mi fa ripensare ad un amico che, per conquistare ragazze nuove, in modo adolescenziale inviava loro una foto che lo ritraeva in compagnia di Robert De Niro. Quell’amico non sapeva di avere un valore intrinseco di per sé e in quella foto vedeva “rispecchiata” tutta la sicurezza che veniva dalla stima degli altri: strano come a volte si pensa di farsi grandi per meriti che non abbiamo e non sappiamo riconoscere di essere grandi per quello che siamo.
Mi permetto di fare qualche appunto, dopo mesi di lettura.
– L’articolo che preferisco quando si parla di un soprano è “il”, anche se la lingua italiana moderna ammette anche “la” (una volta sono stata corretta dopo aver usato “la” accostato alla parola “samba”, che richiede “il”: restituisco il favore).
– Riccardo: usi spesso il verbo “amare”. Ritengo che fra “uso” ed “abuso” il passo sia breve, a tutto discapito dalla reale idea della scala dei valori che uno ha: “io amo” è espressione forte, che spesso racchiude in sé unicità. Troverei più appropriato in certi casi un “mi piace molto”, “sono affezionato”, “preferisco”, “sono particolarmente legato a”….ma so di chiedere troppo a chi, mosso da sangue caldo e pulsante, difende la propria fede davanti a tutto. La tua coerenza, il tuo coraggio e la tua caparbietà sono esemplari e rari al giorno d’oggi.
– L’indice di “Sotto il cielo del fado” è rimasto fermo alle puntate di ottobre, secondo me sarebbe il caso di aggiornarlo.
E, infine, un suggerimento.
A suon di domeniche siamo entrati nel cuore di Lisbona e della sua musica, ne abbiamo vissuto tutta la passione e l’umanità. Adesso sarebbe interessante anche scoprire la “macchina” che la muove, la sua veste mediatica, i produttori, le case discografiche, le radio: come nasce un fado e come si passa dai tavolini profumati di spezie e baccalà ai grandi palchi internazionali.
Buon anno a Radio Pereira e ai suoi lettori e buon anno a te, Riccardo, e che sia ancora ricco di quelle emozioni che solo tu sai regalare.