Bisogna dire la verità. Sono bravi.
Mi riferisco a sceneggiatori, montatori, registi che lavorano per Fiat. Senza dimenticare i compositori (a orecchio direi che si tratta dell’inevitabile Allevi, banale, ma non privo di efficacia nell’occasione).
Gli spot di Panda in Italia e Chrysler nell’intervallo del super bowl di football, lo spazio pubblicitario più caro del mondo, sono dei veri gioielli dal punto di vista della comunicazione e della forza persuasiva.
E rappresentano a loro modo una svolta storica.

Non è da oggi che sappiamo che la pubblicità – orientando i consumi e promuovendo mode e stili di vita – fa politica.
Ma Marchionne sta sparigliando le carte, spingendosi dove nessuna azienda, nessun imprenditore era arrivato.

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Egli usa la fascinazione del mezzo e l’eccellente fattura dello spot non per fare pubblicità ad un prodotto, che rimane sullo sfondo, ma per convincere un paese della bontà della sua dura e radicale scelta nei rapporti sindacali e con i lavoratori a cui ha proposto una specie di ricatto: o lavori alle condizioni che io detto, al di fuori dei vigenti contratti di lavoro, o chiudo e sposto tutto all’estero. Lui dice che non c’è altro modo per far sopravvivere la Fiat a Pomigliano e in Italia. Non so se sia vero, so che questa cosa mi suggerisce due considerazioni.
– Forse siamo già nel post berlusconismo, un’epoca in cui la persuasione – non più occulta ma alla luce del sole e riverniciata di orgoglio nazionale – si fa (si farà?) con spot di questo genere.
– La politica si fa sempre più fuori dal Parlamento. Questo senz’altro per colpa di una classe politica del tutto immobile, egoista e inadeguata (quasi sempre) che non riesce a fare in vent’anni quello che il governo Monti (piaccia o no) fa in due mesi. E anche con Monti non è che il Parlamento abbia molto potere…

In ogni caso vedo un futuro molto roseo per chi è già molto ricco, e molto cupo per giovani, anziani, persone in età da lavoro, ma con sempre meno lavoro.

Pereira

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