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Arte&Cibo binomio “di moda” direbbero alcuni, esasperato direbbero altri, interessantissimo azzarderei io. Osservando da tempo quanto sta accadendo alla nostra società letteralmente “in pasto” al food social media marketing e alla mercificazione mediatica del cibo, riscontro una grande sensibilizzazione alla qualità delle proposte (se ne riparlerà in futuro in base a come risponderà il nostro corpo a tanta offerta culinaria). L’arte allineata per sua intrinseca natura all’evoluzione dei gusti sociali, rispecchia questa attenzione al cibo, tanto nella produzione delle arti visive quanto nella produzione a regola d’arte del cibo stesso. Evidentemente in questo periodo storico si pensa di pancia, si deve passare dalla pancia. “Pancia” come luogo in cui confluiscono buona e cattiva alimentazione, anche culturale, luogo in cui passano le emozioni, in cui tutto si mescola. “Siamo quello che mangiamo” sottolinea a proposito la food designer Manuela di casamanu.it, citando Ludwig Feuerbach.
Prolifica l’editoria che si occupa d’arte contemporanea quanto di cibo, allo stesso livello e con lo stessa abbondanza, così come i musei e le gallerie d’arte che accolgono opere a tema o inglobano ristoranti. Dall’artigianato artistico, passando per il design, il cibo ha preso forma in ogni declinazione creativa. Dallo scorso autunno ad oggi in Italia le mostra d’arte che raccontano il cibo sono esponenzialmente aumentate. Penso, elencandone solo alcune, a “Menu-Food Design” a Vicenza, alla rassegna “Cibo a regola d’arte” a Milano, a “La scena del cibo” a Torino e a “Progetto cibo. La forma del gusto” al Mart di Rovereto, fino a “Quasi Dolce” e “Eat Art” a Bologna. In queste occasioni non si incontrano solo artisti visivi, ma anche cuochi all’opera e creativi del settore. E proprio questi incontri rendono il binomio interessantissimo: il confine si assottiglia, gli strumenti e i materiali dell’artista e del food artista si confondono, il confronto tra i due ambiti è diretto. Manuela di casamanu.it, titolare di un catering espressamente legato all’arte e per l’arte insegna che ambientare il cibo in contesti architettonici inusuali richiede una vera professionalità affinché gli eventi siano ricordati, in questa confusione di offerte. Lei si rivolge ad un pubblico ricettivo e altrettanto creativo. La sua esperienza con il progetto “Foodhap’-Tasting Art” porta come esempio tra tutti un nuovo modo di inaugurare le mostre, personalizzando il cibo. Cosicché gli attrezzi del pittore reinterpretati sono diventati contenitori per il cibo; come nel caso dei tubetti di colore che diventano tubetti di sapore riempiti di mousse di vari gusti laddove prima c’erano tempere e oli; così come per i piatti da portata sostituiti da tavolozze su cui mischiare i gusti. Catering che porta al cucina direttamente nei musei e in spazi deputati, in cui composizioni astratte e allestimenti estrosi rendono “appetibile” il lavoro del creativo.
Come ha avuto inizio la tua esperienza tra arte&cibo?
Dal momento in cui ho inteso che il cibo è la massima espressione di opera d’arte, in quanto si può anche mangiare, il cibo dà forma alle idee, la creatività si sviluppa anche sul piatto, lo si espone, lo si contempla e lo si gusta, pertanto è arte!
Qual è il primo elemento da cui parti per la progettazione culinaria di un evento?
Mi considero una sarta che deve creare un abito adatto all’evento pertanto studio il cliente o la situazione, un tema e un colore. È la parte che preferisco, che mi impegna maggiormente. Per non essere banale penso sempre a cosa mi piacerebbe trovare in una certa situazione, infatti non riesco ad immaginare menu standard, non è possibile, ogni situazione è distinta. Certo a volte qualche piatto si può replicare anche perché diventa un must a livello di apprezzamento, ma in generale ogni evento ha il suo “vestito”.
Che rapporto c’è nel tuo lavoro tra architettura degli ambienti in cui “esponi” e offri il cibo e il design stesso dei piatti?
Principalmente opero nell’ambito dell’arte e del design, ritengo sia importante che l’allestimento e la presentazione dei piatti debbano essere in armonia con il contesto, è poi noto a tutti che si inizia a mangiare con gli occhi, l’abbinamento colori&forme è importante per rendere accattivante l’approccio al piatto.
Il tuo colore preferito? Piatto dolce o salato?
Il mio colore preferito è il verde, ma ho sempre qualcosa di rosso, preferisco il dolce al salato e il gelato è il cibo essenziale!
Qual è il museo in cui sei tornata più volte?
Preferisco sicuramente di più luoghi come la Triennale o il palazzo Reale di Milano per la varietà dinamica di mostre che offrono.
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Anche Radio Pereira si unisce al coro e offre la possibilità di entrare nella cucina di un museo o in un museo con cucina! Sarà così in occasione di Perepepè – esperienza che rende tangibile il lavoro di queste pagine web – che per il secondo anno anima per un mese la sede della Fondazione Pescheria – Centro Arti Visive di Pesaro con una proposta armoniosa che include anche il cibo di qualità.
A cura di Cristina Principale