Amalia RodriguesCerte volte ci sentiamo responsabili di errori che solo a posteriori capiamo di avere commesso. Siamo solo stati sfortunati, in quel caso, non siamo stati al momento giusto nel posto giusto, ci era mancata l’ispirazione. Mi sono accusato due volte, dal punto di vista musicale. La prima di non essere andato una sera al Tenco per sentire Tom Jobim, che non ce l’ha fatta a tornare in Italia. Nella seconda mi rimprovero di non avere conosciuto Amalia Rodrigues.


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Sono entrato nel mito di Amalia quando il mito è cominciato, con la morte della regina. L’avevo ascoltata in disco e in tv, certo, perfino già amata, ma forse non capìta fino in fondo. Per farlo sono dovuto salire su quel taxi al Martim Moniz, come i lettori fedeli sanno. Ho da allora un amore crescente per lei, per quella fonte di suggestioni, emozioni, amore, amicizie, scoperte che ha significato dal 2000 a oggi. Ricordo, amante dell’aneddoto come sono, il 6 ottobre 2004. Erano i cinque anni dalla morte, la salma di Amalia era stata definitivamente tumulata dove si trova ora, al Panteao Nacional de Santa Engracia, fra i grandi delle lettere lusitane. Un cenotafio di marmo elegante, dove la gente sfila ogni giorno, lascia un biglietto, una preghiera, un fiore. Quel giorno di fiori, biglietti, persone, ce n’erano tantissime. Io mi sedetti sul piedistallo e osservai quel passaggio di gente. Fu un’ora, forse più, di intensa compostezza, di preghiera laica rivolta a un personaggio che ha fatto sognare.

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Avevo in tasca il mio moleskine e buttai giù dei versi, innocenti, ma ispirati, con un titolo preso da una delle più belle canzoni di Amalia, scritta proprio da lei (la musica è di Marceneiro): “Estranha forma de vida”. Versai anche delle lacrime, mi vennero giù, non potevo farci nulla. Era gente che l’aveva conosciuta, soprattutto, era gente che aveva capito quanto ella fosse importante per loro, per la loro storia, per quel popolo che lavava i panni nel fiume. Ero, nel momento in cui ristetti, l’unico italiano, ma so che tanti sono andati poi a visitare quel monumento onusto di gloria, come lo è quello più piccolo, ma altrettanto importante, che ricorda Fernando Pessoa nel Claustro del Mosteiro dos Jeronimos. Scrissi queste cose che sfido chiamare versi, una poesia che dedico a voi, miei lettori, al fado e alla città miracolosa di Lisbona.

Ah, i video, c’è anche “Estranha forma de vida”, ma c’è soprattutto l’omaggio all’Italia di “Canzone per te”, il capolavoro di Sergio Endrigo che Amalia amava. Alla prossima, sempre su Amalia.

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IN RICORDO DI AMALIA

6 ottobre 2004

UNA STRANA FORMA DI MORTE
QUELLA CHE NON CONCLUDE
LA VITA, LA STORIA E IL PESO ENORME
DI UN VOLTO COSì VERITIERO

UNA STRANA FORMA DI PIANTO
CHE NON FA CADERE LACRIME
MA FOGLIE CHE NON E’ ANCORA AUTUNNO
E CHE NON SONO GIALLE MA ROSSE

UNA STRANA FORMA DI TE
CHE HAI MILLE VOLTI E VOCI
CHE HAI CALCATO OGNI TAVOLA DI PALCO
PER DIRCI CHE LA VITA E’ UNA SOLA

UNA STRANA FORMA DEGLI OCCHI
CHE SI SERVONO PER GUARDARE
MA CHE CI FANNO SOLO VEDERE
QUELLI E CIO’ CHE VOGLIAMO

UNA STRANA FORMA DI AMORE
CHE HA VITA NELLE CANZONI
CHE HA CONFINI LONTANI
E CHE SI SPEZZA QUANDO SI SPEZZA IL CUORE

UNA STRANA FORMA DI PECCATO
CHE NON E’ PECCATO MA VITA
VIVERE E’ IL PIU’ GRANDE PECCATO
SE NON SAPPIAMO AMARE

UNA STRANA FORMA DI CHIESA
UN PANTEON NAZIONALE
GLI ELETTI NE VANNO FIERI
IL CUORE BATTE IMPAZZITO

UNA STRANA FORMA DI TEMPO
CINQUE ANNI PASSATI A PENSARE
QUANTO SIA ESAGERATO IL VOLERE
CHE QUEL TEMPO NON SIA MAI PASSATO

UNA STRANA FORMA DI ME
SEDUTO SOTTO IL CENOTAFIO
A RESPIRARE IL PROFUMO DEI FIORI
A RINCORRERE IL CANTO BEATO

Lisboa, Panteao Nacional, 6 ottobre 2004

2 Commenti

  1. guardano le cose brutte e non sanno che dopo gli anni piu belli sono quelli dopo la morte cosi diceva confucio speriamo che sia vero cosi amalia ci vedra sorridere sempre mentre cantiamo le sue canzoni grazieAMALIA SEI SEMPRE NEI NOSTRI CUORI

  2. Se il cuore è il re dell’anima..

    Sarò la tua Regina
    Se l’anima è il cuore
    Della tua Vita sarò la tua Imperatrice…

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