Cronaca di una settimana cruciale per lo stato italiano

Gli eventi accaduti la scorsa settimana sui mercati finanziari del mondo intero rimarranno a tutti ben impressi nella mente. Od almeno così mi auguro. Perché diversi insegnamenti – se mai ce ne fosse stato bisogno – emergono da quanto è successo, e sono di un’importanza vitale per interpretare al meglio il futuro di tutti noi italiani, e non solo…
Protagonisti di questi accadimenti, in un perverso intreccio sa spy-story: politica e finanza.

Già venerdì 8 Luglio cominciava ad arrivare qualche segnale di cedimento sul mercato italiano. Il governo del Belpaese, ministro Tremonti in testa, stava terminando l’elaborazione della manovra finanziaria che dovrebbe riportare, entro il 2014, i conti dell’Italia in pari. O meglio, dovrebbe azzerarne il deficit, il disavanzo. In modo da arginare e possibilmente invertire il rapporto tra PIL e debito pubblico, che tocca sempre nuovi record (è di questi giorni l’ultimo, che tocca quota 1897 miliardi di euro, e spiccioli…). Come espressamente richiesto, o meglio preteso, dalla comunità internazionale, alle prese con la pesante crisi dei debiti sovrani. Dopo la Grecia, a costante rischio di imminente default, di fallimento, e l’Irlanda ed il Portogallo, che hanno già dovuto provvedere a richiedere pesanti aiuti di stato, la Spagna e l’Italia sono le nazioni più deboli, e vicine a correre il rischio dei suddetti altri 3 stati.
La Spagna ha già provveduto ad emanare la sua sanguinosa manovra di aggiustamento dei conti, ed ora tocca all’Italia.

Già dalle conferenze stampa di presentazione della bozza di manovra economica preparata dal consiglio dei ministri provengono dei sinistri scricchiolii.

In una di queste pubblicamente Tremonti apostrofa, dandogli del cretino, il collega Brunetta, che risponde a tono.

[youtube 9qP_Aet7zoA 520] Ed in altra sede il premier Berlusconi rilascia dichiarazioni poco amichevoli verso il ministro delle finanze e la sua manovra.
A questo si aggiungono i preoccupanti risultati delle indagini della magistratura sulla P4 – la presunta rete segreta che controllerebbe affari, appalti, politica, dossier segreti etc… – che arrivano ad interessare l’onorevole Milanese, faccendiere del ministro Tremonti, per il quale pagherebbe pure l’affitto dello stabile in cui vive, a Roma: quasi 10mila euro al mese. Tremonti e MilaneseAl di là dei gossip – che vedrebbero il legame di Tremonti con Milanese essere così stretto da diventare relazione sentimentale proibita – la comunità internazionale, molto più interessata di noi italiani alle faccende giudiziarie, comincia a sospettare pure del ministro delle finanze. La caduta di Tremonti farebbe ovviamente deragliare la manovra di stabilità economica, e con essa i conti disastrati dell’Italia.

Questi ingredienti sono sufficienti ad innescare, lunedì 11, quella che sembra una violenta speculazione contro le finanze italiane, con un forte crollo della Borsa di Milano, ed un innalzamento repentino dello spread (la differenza di rendimento) tra il bund tedesco a 10 anni (parametro base per l’Europa) ed il suo omologo italiano, il BTP.
Bund tedeschi e bond italiani (i BTP appunto) sono titoli di debito statale, ovvero il sistema con cui si finanziano le nazioni. Periodicamente, per rifinanziare il proprio debito e raccogliere denaro, uno stato emette nuovi bond, con una certa scadenza, raccogliendo la cifra desiderata in cambio della stessa più interessi. Un prestito insomma; cioè l’Italia per raccogliere un miliardo di euro – per finanziare le sue spese correnti – offre al mercato, con un’asta, un equivalente in titoli, BTP appunto, con l’aggiunta di un tot di interessi. L’ammontare di questi interessi dipende dal mercato ovviamente, che tiene conto, tra le altre cose, del rating dello stato stesso (il suo giudizio di merito), e dell’ammontare delle richieste. Meccanismo perverso, perchè se le richieste sono basse, e gli interessi salgono, lo stato farà maggior fatica a finanziarsi, e questo potrebbe far abbassare il suo rating, fattore che a sua volta farebbe salire gli interessi da pagare etc…etc…
Lo spread, come si diceva, è appunto la differenza tra gli interessi che deve pagare la Germania (che si aggirano intorno al 2,6%) per vendere i suoi bund e quelli che deve pagare l’Italia per i suoi bond, i BTP.

Giungono voci, confermate, che una fitta serie di ordini allo scoperto (ovvero scommesse contro azioni e BTP italiani) sicuramente sia provenuta da Londra e da New York.
Presto però comincia ad essere evidente che non regge più la tesi della semplice speculazione, o almeno che questa da sola non basta a spiegare quello che succederà l’indomani. Probabilmente si sta assistendo ad una fuga di fondi di investimento, ed investitori in genere, dal nostro mercato, diventato sempre più a rischio.

Ed infatti la situazione non migliora martedì mattina, ma anzi si arriva al panic selling, alle vendite da panico totale, quando l’indice azionario della borsa di Milano arriva a perdere il 5%, sfiorando i livelli della grande crisi del 2008. E contestualmente il suddetto spread dei BTP sul bund tedesco segna il suo record dalla nascita dell’euro, arrivando a 347 punti (ovvero 3,47% in più del 2,6% tedesco), che significa interessi – da pagare per rifinanziare il debito nostrano – di oltre il 6%.
Se considerate che solo pochi giorni fa questo spread era circa a 180, capite bene che in tre giorni è arrivato a raddoppiare, avvicinando pericolosamente un livello di guardia, che potrebbe essere considerato la soglia del default, del fallimento: al 7% circa infatti la Grecia si è vista costretta a chiedere il bailout, il salvataggio.
Questi numeri hanno un significato ben preciso, soprattutto per uno stato, come il nostro, che vanta il terzo debito più alto del mondo, pari ad oltre il 120% del PIL. Ovvero che ogni punto percentuale in più di interessi sul debito, equivale ad una spesa in più, in interessi, di circa 20 miliardi di euro. Praticamente i 2/3 della manovra che si sta per varare, da 47 miliardi, andrebbero a finire solo per questo!

Giuliano AmatoSi deve ricordare che nel 1992 l’Italia si era trovata, con la lira, in una situazione simile, che aveva costretto l’allora governo Amato a portarla fuori dallo SME (il vecchio mercato europeo delle monete) ed ad imporre delle misure, dei tagli alla spesa, di proporzioni devastanti, imponendo pure un prelievo sui conti correnti, una patrimoniale e tasse di ogni genere.

Insomma è palese che l’Italia è ormai nell’occhio del ciclone, o meglio nel mirino di un vero e proprio fuoco di sbarramento, visto che il resto dell’Europa in questi stessi giorni segna ribassi, ma lontani da quelli osservati qui da noi.
La situazione improvvisamente migliora, sempre nel corso della giornata di martedì, forse per l’aiuto della BCE, che si mette ad acquistare un pò di nostri titoli. E forse anche perchè i prezzi di azioni e BTP sono ormai così bassi da invogliare ad un ingresso speculativo sui nostri titoli. Mettiamoci pure che potrebbe c’entrare una dichiarazione dei magistrati di Napoli, che negano che stia per arrivare un avviso di garanzia anche al ministro Tremonti.

Nonostante l’arresto del crollo però, e pure una piccola, altalenante, ripresa dei giorni seguenti, sia dei titoli azionari che dei BTP, la paura è ancora paralizzante, e comincia a provocare dissesti e cali anche nei mercati esteri, addirittura anche in quello della Cina. L’Italia infatti non è la Grecia, e le proporzioni di un suo fallimento, e di un eventuale salvataggio, sarebbero impressionanti. E lo stesso fondo salva-stati, varato per aiutare Grecia, Portogallo ed Irlanda, non sarebbe neanche lontanamente sufficiente.
Ma girano ancora voci poco rassicuranti, come quella di presunte dimissioni di Tremonti a manovra approvata, o peggio quella detta “dell’incidente“, che parte dal Parlamento italiano ed arriva in breve ai mercati. L’incidente in questione sarebbe nientemeno che il famigerato avviso di garanzia per Tremonti. E sembra quasi che, a dispetto di tutto, anche diversi della stessa maggioranza comincino a sperarlo, per dare il colpo di grazia ad un governo che non mostra più nessuna tenuta, e tantomeno nessuna autorità.
Nel frattempo un altro ministro, Romano, viene imputato nientemeno che per associazione mafiosa, e dall’Europa – in particolare per il Financial Times, che diversi mesi fa vedeva in Tremonti una garanzia per la stabilità finanziaria dell’Italia – si comincia ad auspicare, oltre al rafforzamento delle misure contenute nella manovra, anche la sostituzione del governo Berlusconi con un governo tecnico.

Si tira ormai ad arrivare a venerdì, quando dovrebbe vedere il varo definitivo questa benedetta manovra di stabilità finanziaria, e quando usciranno i risultati degli stress test sulle banche europee, tra cui 5 tra le maggiori d’Italia. Sono test che misurano la tenuta delle banche in eventuali scenari di shock finanziario sistemico in un futuro prossimo (e di cui parleremo a breve, in un prossimo post). E che, già è risaputo, dovrebbero essere superati dalle banche del nostro paese. Ma sapete com’è, in questo contesto di instabilità assoluta, ogni certezza tende a dissolversi…

Va a finire proprio così, e cioè che venerdì 15, alle 18, escono i risultati degli stress test, che promuovono le nostre banche; ed alle 19 circa la manovra – nel frattempo passata, per accontentare l’Europa, da un saldo di 47 miliardi ad uno di oltre 80! – viene approvata dal Parlamento italiano, dopo l’appello del presidente Napolitano all’aiuto responsabile anche da parte dell’opposizione.
Visto che sembrava divenuto forzatamente necessario, per rassicurare i mercati – e la BCE – modificare la manovra finanziaria in senso decisamente più pesante, profondo ed immediato. Il mondo finanziaro, dall’estero, criticava infatti la prima stesura della manovra, perchè inseriva il grosso dei tagli dal 2013 (ovvero quando sarà in carico un nuovo governo…altro segno di debolezza), perchè non incideva abbastanza sulla spesa, e perchè non favoriva abbastanza la ripresa economica.

Tutto risolto? Non diremmo proprio! Vedremo stamattina cosa succederà all’apertura dei mercati, ma anche se questi risalessero in maniera decisa, tre ferite rimarrebbero sicuramente aperte. Tre messaggi rimarranno straordinariamente, e tristemente, ben chiari.

Il primo ci dice che la stabilità, politica e finanziaria, dell’Italia è talmente caduca, talmente evanescente, che tre giorni di attacchi speculativi sui mercati ci possono affossare come l’iceberg col Titanic (metafora tristemente usata pure da Tremonti in questi giorni in Parlamento!).

Il secondo ci ricorda che gli stati sovrani, Italia compresa, in realtà non lo sono più, come dice bene l’altro autore di questo blog, Norman Bates. L’Europa infatti, o meglio la BCE – la banca centrale europea, che tengo a ricordarvi non essere pubblica, ma controllata dalle principali banche private del continente! – può imporre le sue politiche a qualsiasi stato, sotto la minaccia di non concedere eventuali aiuti economici, o di infliggere salate multe per lo sforamento dei conti pubblici.
Come è successo con il suddetto bailout alla Grecia, che per continuare ad avere i prestiti dalla BCE ha dovuto effettuare una serie di misure che ne hanno devastato lo stato sociale, con tagli alle pensioni, agli stipendi, aumenti delle tasse etc…
E come è successo all’Italia, con la virtuale imposizione della nuova manovra di stabilità.

Che è poi l’oggetto del terzo messaggio di cui dicevamo sopra, legato al precedente, e che ci ricorda in che direzioni ci porti questa politica, sottomessa al volere dei banchieri d’Europa, ed ai bisogni di coalizione delle compagini al governo.

Ad essere oggetto di revisione, e taglio, nella nuova stesura, non sono infatti, ovviamente, gli sprechi della politica, o l’evasione fiscale, od i costi della burocrazia, ma soprattutto i beni comuni di questa nazione, ed in genere i cittadini italiani, in particolare delle classi meno abbienti.

Per raggiungere il nuovo ammontare della manovra, infatti, vengono introdotte nuove tasse, come i rincari sui bolli bancari, o i ticket sulle prestazioni sanitarie, e viene data una pesante sforbiciata a tutte le oltre 400 voci di detrazione fiscale. Solo per fare qualche esempio.
Se è vero che tocca qualcosa anche nelle fasce più alte della popolazione, questo succede in casi limitati, come il superbollo sulle auto di grossissima cilindrata, o come un prelievo sulle superpensioni.
Non è neanche stato preso in considerazione il fatto che redistribuire alle fasce meno abbienti i proventi di qualche tassa che colpisse davvero i grandi patrimoni, avrebbe potuto aiutare un pò, oltre ai conti pubblici, anche la ripresa che stenta a tornare ai livelli pre-crisi del 2008.

La cosa più sconcertante, che dovrebbero capire gli italiani, è che per fare cassa, per arrivare a quella cifra che potesse star bene all’Europa, si è arrivati alla svendita di immobili pubblici, ed ad altre privatizzazioni, soprattutto nei comuni, e soprattutto nei servizi essenziali per i cittadini. Colpendo pesantemente le amministrazioni locali, comunali soprattutto. Nessun vero taglio si è invece visto alle spese della burocrazia, come la cancellazione delle province, o l’abbassamento delle indennità varie dei politici.
A questo proposito è di questi giorni l’esplosione di un fenomeno mediatico che sta avendo molto risalto (ma che sa anche molto di bufala, creata ad arte come valvola di sfogo per il malumore dei cittadini…): una sorta di Wikileaks nostrano, rilasciata da un precario del parlamento, che divulga tutti i veri benefici e benefit di cui godono i nostri parlamentari. E non sono bruscolini.

Al di là di questo, l’esperienza greca ci insegna che le autorità bancarie europee non si accontentano facilmente, e che ripetute misure scaccia-crisi potrebbero essere necessarie, che potrebbero portare a più riprese i conti dello stato più vicini all’ordine, ma anche lasciare i cittadini senza tanti dei diritti acquisiti in decenni di storia.
E’ infatti indubbio che, anche se i mercati si riprenderanno, ciò che abbiamo perso in questi giorni difficilmente ci verrà restituito, dalle garanzie dello stato sociale ai servizi dati in pasto ai privati (saranno mica a rischio anche gli esiti del referendum sull’acqua..?), alla nostra sovranità nazionale.
Se la situazione dovesse precipitare, mi auguro davvero che il popolo italiano provi a riprendersi la sua dignità, ed il suo futuro, e che si faccia trovare pronto, come è già successo, di recente, in Spagna.
Una rivoluzione, sana e pacifica, è possibile…

[vimeo 24680188 520]

Everardo Dalla Borsa

7 Commenti

  1. Sempre molto prezioso Gaioing, che aggiunge elementi utili.
    Del debito degli USA non ho potuto parlare nel post qui sopra, sennò sarei diventato lunghissimo, ma ci farò un pezzo apposta. Rimane comunque verissimo che la macroeconomia è ormai globalizzata, e cause e conseguenze di ogni evento vanno ricercate in giro per il mondo.
    Sono d’accordissimo sul fatto che il G2, come lo chiama lei, stia provocando oscillazioni incredibili dei cambi, e quindi delle borse etc…
    Nessuno in teoria si può permettere il fallimento dell’euro, proprio perchè in questo caso il dollaro si rivaluterebbe talmente tanto, da compromettere le esportazioni degli USA, che sostengono quasi da sole gli stati federali, vista la bassissima domanda interna.
    Verissimo anche il legame tra Cina e debito statunitense, ma non si dimentichi che ormai i cinesi sono grandissimi detentori anche dei debiti sovrani europei e giapponesi.
    Quindi nessuno ha interesse a far cadere l’euro, ma molti ce l’hanno a giocare con le forti oscillazioni che la crisi dei PIIGS, e quella del tetto del debito USA, stanno provocando.
    In particolare le grosse banche ed i fondi che speculano sulle variazioni di prezzo di cambi, borse e bond. Non si dimentichi che questi soggetti stanno facendo guadagni praticamente solo con le attività speculative di trading, e che con questi introiti si stanno ripagando dei titoli tossici che ancora detengono in gran quantità.
    Quindi banche (col loro braccio armato delle agenzie di rating…) a provocare ancora per un bel pò l’altalena dell’economia mondiale, ma senza arrivare alla caduta dell’euro. Se come conseguenze di questo giochetto ci sono però il lievitare del debito degli stati più deboli, come noi, ed i conseguenti tagli allo stato sociale, a loro poco importa…

  2. @Everardo

    L’Italia non ha i fondamentali della Grecia, però potrebbe trovarsi a mal partito e addirittura fallire
    per dinamiche esterne all’area euro.
    Bisogna allargare lo sguardo e il primo problema è il deficit degli USA che paradossalmente
    sono anche la prima economia mondiale e soprattutto hanno un vantaggio competitivo militare,
    verso gli altri paesi, abissale.
    Ora,gran parte del debito USA è detenuto dalla Cina.
    Il governo USA, che può stampare moneta a volontà, svalutando il dollaro e dando fiato alle esportazioni, potrebbe facilmente ripianare il proprio debito ma, così facendo, farebbe crollare il valore dei bond USA in mano alla Cina.
    Quindi è del tutto naturale che i cinesi abbiano detto agli USA:” se volete svalutare il dollaro,prima lo dovete rivalutare rispetto all’euro, altrimenti noi ci rimettiamo troppo e non ti compriamo più bond, quindi, di tanto in tanto,affossate l’euro con manovre speculative vedendolo sui mercati e usate ogni minimo pretesto per farlo”.
    Quindi, negli anni a venire e fino a che il debito USA non sarà addomesticato, vedremo veloci scorribande speculative contro l’area euro di per sé molto fragile.
    In queste scorribande non è improbabile che l’Italia vada in default vista la sua natura intrinseca di vaso di coccio.
    Insomma il vero G8 in realtà è un G2 (Usa –Cina) e non è escluso che la teoria della distruzione creativa non implichi una guerra tra i 2 colossi mondiali.
    Ma gli USA hanno un vantaggio competitivo militare enorme.
    La storia della scienza ufficiale e non ufficiale lo dimostra e forse proprio questo fatto può essere un deterrente ad un esito del genere.
    Senza guerra finale,come viene da auspicare, il cammino verso l’equilibrio politico strategico ed economico del pianeta sarà un percorso molto lungo e con grandi sofferenze.

  3. Pereira
    il caso San Raffaele è molto semplice. E’ la storia di un’idea condita con manie di grandezza, gestita attraverso strumenti di sottogoverno, complicità di amici degli amici, e utilizzo di soldi pubblici. Perché quantunque sia una fondazione privata, il maggior elargitore di fondi è il sistema sanitario nazionale. Questa è una chiara dimostrazione di come non necessariamente il privato sia più efficiente del pubblico. Il problema sta proprio nella gestione che di questo faraonico ospedale è stato fatto. Ospedale che ha, come molti altri, aree di eccellenza e di mediocrità. Struttura che per i solventi ha un ottimo servizio mentre quando non sei solvente è equivalente ad altri ospedali della regione. Il pronto soccorso, che per me medico, rappresenta sempre un indice dell’efficienza e dell’efficacia, non è certamente superiore ad altri della città. Ancora il problema è quello della trasparenza perché per anni nell’ambiente si sapeva che la gestione amministrativa facesse acqua, ma niente è stato fatto in quanto amico degli amici. Il problema è che questo è uno dei grandi ospedali dell’area milanese a cui fanno capo migliaia di cittadini, in cui spesso persone nelle regioni del sud vengono perché attratti dalla sua nomea. Curioso che oggi si debba sottacere una gestione così sfrontata a fronte di un fatto così drammatico come un suicidio. Eppure questo atto estremo mostra la debolezza del sistema, indica che l’attività giornaliera può essere condotta al di fuori di normali regole, che alla fine la propria coscienza può crollare a fronte dell’inevitabile.

  4. Caro Everardo, se non sapessi quanto tempo le è costato scrivere questo corposo e apprezzato post sarei tentato di chiedere un’analisi economica dei misteri sollevati da un caso di cronaca clamoroso: il braccio destro del prete (Don Verzè) che ha portato il San Raffaele a un miliardo di debito ha lasciato un biglietto alla moglie con scritto ‘non me la sentivo più di coprire certe cose’. Quali cose?
    Don Verzè è anche quello che aveva promesso a Berlusconi una medicina che lo portasse dritto a 120 anni.
    Ora ha preso tutto in mano il Vaticano. Ripianerà con l’8×1000?

  5. bello l’articolo molto meno la situazione in cui siamo… del resto chiudere gli occhi non sistema le cose, che rimangono lì, al loro posto!
    il video della Rivoluzione Pacifica spagnola fa venire i brividi: non tutti i giovani dormono.
    Prendiamoci il NOSTRO Paese!!!

  6. Grazie mille Pierluigi, mi gratifica sapere che i miei sforzi di rendere semplici i concetti di cui parli siano andati a buon fine!
    Grazie pure dell’altro appunto, che correggerò! In effetti sarà che sono vecchio, e forse vicino all’aldilà…

  7. Ottimo articolo. Finalmente ho capito il significato di spread, il meccanismo dei bund e dei btp, cosa sono gli stress-test, e come le agenzie di rating influenzano tutto il sistema. Mi domando quanti telespettatori comprendano davvero il significato dei dati dichiarati nei telegiornali, se l’abc della finanza è così poco conosciuto ai più (e mi metto dalla parte degli ignoranti in materia).

    Mi permetto di farti un solo appunto grammaticale: Aldilà, scritto attaccato, si usa in riferimento all’ultraterreno, all’Aldilà con la A maiuscola, mentre nelle formule tipo “Al di la di ciò”, nel senso di “inoltre”, si scrive staccato.

    Pierluigi

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