Uno dei tanti amici che vivono (beati loro…) a Lisbona è un veneto di Portogruaro, insegnante e traduttore, autore, fra l’altro, assieme a me della guida su Lisbona e il Portogallo edita da Giunti. Gianluca  Miraglia, questo è il suo nome, è colui il quale ha insegnato a José Mourinho l’italiano (ma non so se si deve a lui anche la famosa parola “pirla”, non me lo ha mai svelato) e che lo insegna a tanti portoghesi, ma ha anche il compito, per l’Istituto italiano di cultura, di insegnare il portoghese agli italiani che per lavoro si recano là.

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Spinto da un allievo, un manager giunto a Lisbona per una importante nostra azienda, ci siamo chiesti: si può imparare il portoghese con le canzoni? Sono molti che usano questo sistema per avvicinarsi alle lingue, e a volte funziona. Apro una parentesi: la pronuncia rimarrà diversa fra i lisboeti e i brasiliani, anche se è entrata in vigore la revisione ortografica della lingua, che la avvicina di più alla scrittura della colonia che non a quella della madrepatria. La doppia “c”, per dirla breve, sparisce, come spariscono altre cose, ma in realtà erano già sparite dalla pronuncia e quindi il salto nel vuoto è molto meno tremendo di quello che Lisbona temesse. E comunque, per apprendere il portoghese ci sono brani che fanno la storia del Portogallo stesso. Come “Come que voz” il cui testo è addirittura di Luis Vaz de Camoes, il “cieco”, il poeta più illustre del rinascimento lusitano. E se a cantare questo fado, musicato da Alain Oulman, è Amalia Rodrigues siamo davvero al massimo.

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Ho scelto Amalia anche per un altro must dei locali tipici di  Lisbona: “Uma casa portuguesa”. Questa canzone, decisamente spinta verso quel nazionalismo che piaceva assai a Salazar, non è di certo un capolavoro letterario, ma è sicuramente un testo che entra nel cuore, che percorre le vene di chi lo ascolta e che soprattutto racconta – pur, come dicevamo, in termini fin troppo idealisti – come si viveva in Portogallo in decenni difficili. Un testo che indubbiamente trascina anche grazie alla musica e ai “baci” che vengono diffusi durante l’esecuzione. Anche su queste parole si può costruire una base di apprendimento positiva. Ma bisogna poi tornare alle vere “poesie”, che nel fado sono molte, non solo riprese da canzonieri preesistenti (come quella di Camoes o di Saramago o di tanti altri, come ancora vedremo), ma scritte da grandi poeti per essere musicate e diffuse nel modo più popolare possibile. David Mourao-Ferreira, uno dei più grandi poeti portoghesi del Novecento, scrisse i versi di “Barco negro” su una musica già nota del brasiliano Caco Velho. Ne è venuto fuori un capolavoro assoluto, che mette a dura prova chi la canta. Ma Katia Guerreiro ha in sé tutta la forza per non farsi spaventare da testo e musica.

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Di Katia Guerreiro abbiamo parlato spesso, è una interprete fra le più dotate. Ma anche di David Mourao-Ferreira il nostro racconto si è già più volte occupato, avaendo rappresentato a 360 gradi l’interesse intellettuale verso il fado. Scrittore, saggista, intellettuale in genere, ma anche rivoluzionario nelle idee, studioso del suo e di altri Paesi (è considerato il maggiore petrarchista lusitano), Mourao-Ferreira è stato molto amico di Amalia e nel mondo della musica ha comunque sempre bazzicato (il figlio è stato curatore dell’opera di Amalia e direttore di case discografiche).  Ha scritto numerosi testi e sicuramente la sua “lezione” può essere fra quelle più  importanti. Ma c’è un’altra persona che, inconsciamente, è entrata nel mondo del fado per la rilettura che Mario Pacheco, illustre “guitarrista”, il “professore” come lo chiamano i suoi colleghi, ha fatto di una sua poesia ortonima: Fernando Pessoa.

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I versi in questione sono quelli di “Cavaleiro monge”: il monaco cavaliere, e si riferiscono al Pessoa esoterico e sono riferiti certamente ai Templari. E’ indubbio che Mariza sia la voce che più rappresenta l’esatta interpretazione di questo testo e della musica di Pacheco. Ma di tutte le versioni realizzate da questa ragazza algida e bravissima, ho scelto quella ambientata in uno dei luoghi che amo di più del Portogallo, e che bene si adatta al tema della poesia pessoana: la Quinta da Regaleira, alle porte di Sintra, la cittadina che Lord Byron considerava essere l’Eden. La Quinta da Regaleira è un palazzotto realizzato all’inizio del Novecento da un architetto italiano, Luigi Manini, per un milionario lusitano, Antonio Carvalho Monteiro; intorno ha dei giardini straordinari che non solo sono una realizzazione eccezionale dell’ideale romantico, ma rappresentano un percorso di iniziazione che esalta in tutta la sua potenza la carica esoterica del luogo, d’altra parte usato da Roman Polanski per raccontare “La nona porta”. Il “poço iniziatico” è il luogo più emblematico, e anche senza pensare a massoneria o cose simile è comunque un luogo di straordinaria riflessione. Sensazione che viene alla mente anche ascoltando questo “monaco cavaliere”. Imparando il portoghese.

1 commento

  1. Mi piacerebbe tanto parlare Portoguese, ma purtrppo conosco poche parole. Vorrei andare in Portogallo e fare visita alla tomba della grande,grande,grande AMALIA RODRIGUES. Mi piace ascoltare anche Dulce Pontes. Mi potreste dire se esistono CD con lezioni rudimentali? Vi ringrazio.

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