Signore e signori, ecco a voi la Fase 2! Ma come, di già?

Strani effetti della pandemia

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1956

Gentile sig. Pereira,
eccoci, dunque, al dunque: la quarantena finisce, inizia la “Fase 2” e io non mi sento pronto.
Così come mi aveva colto all’improvviso la costrizione all’isolamento, mi rendo conto che sono sorpreso e impreparato di fronte a questa, se pur parziale, apertura.

In fondo mi ero abituato al gioco: il Presidente del Consiglio dei Ministri emanava un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che dettava certe regole (spesso confuse) valide per un certo periodo, poi lo stesso Presidente del Consiglio dei Ministri, allo scadere del precedente Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri , emanava un altro Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri con regole un po’ più confuse, ma anche più restrittive, che avrebbero dovute restare in vigore per un certo periodo di tempo al termine del quale il Presidente …
Se l’aricivescovo di Costantinopoli si disarcivescoviscostantinopolizzasse …

Beh, questo lo abbiamo imparato: esiste uno strumento di legge che si chiama, per brevità, DPCM. E ci siamo ricordati che in Italia non abbiamo un premier né un Primo Ministro, ma un Presidente del Consiglio dei Ministri. Ma ci siamo anche accorti che se il Presidente del Consiglio dei Ministri usa troppo il DPCM è come se fosse il Primo Ministro. E, in questo caso, tutti a protestare anche, anzi soprattutto, quelli che vorrebbero trasformare l’Italia in una repubblica presidenziale o con un Primo Ministro con pieni poteri.
Strani effetti della pandemia!

Potevamo (potremo?) fare solo le cose strettamente necessarie. E giù a riflettere su cosa ci è strettamente necessario.

Certo i due giovani sposi che conosco, due figli, 7 e 3 anni, a casa da scuola, due camere e cucina, entrambi a fare smart working (lavoro agile? intelligente? furbo?) scoprono che è necessario uno spazio idoneo per lavorare e che forse ‘sto lavoro è furbo soprattutto per chi te lo dovrebbe dare, lo spazio.

Altri, come il nostro amico Michele Gianni (a proposito, consiglio a tutti di leggersi la sua splendida e toccante Rantologia), scoprono che, come avrebbe detto la nonna, l’importante è la salute e che quando la si perde, come è inevitabile prima o poi, è necessario avere una Sanità adeguata ed efficiente e personale sanitario competente e gentile.

La macelleria dove mi servo, quella con le fiorentine buone e alte tre dita, è nel territorio dell’altro Comune. Potrò convincere la Polizia Municipale che per me è strettamente necessario fare lì la spesa?
E la mia corsa?
E la partita di calcio?
E la scuola per mio figlio?
E l’incontro, clandestino, con l’amante?

Come direbbe Jovanotti: non c’è libertà!

Ecco un lavoro che questa timida Fase 2 rischia di lasciare a metà: la discussione di cosa sia la libertà.
In specifico il rapporto tra la “libertà di” ( di parola, di stampa, di movimento, di voto, di proprietà, di impresa, ecc.) e la “libertà da” (dal bisogno, dalla malattia, dall’oppressione, dallo sfruttamento).
Che giudizio dare quando la mia libertà di … impresa, ad esempio, o di spostare dove preferisco i miei capitali o la mia sede fiscale, produce un nocumento alla libertà, sempre ad esempio, dalla miseria di una o molte altre persone?
Un tempo, parecchi decenni addietro, si sarebbe detto che le prime racchiudono il concetto di libertà del capitalismo, mentre le seconde quelle del comunismo (ops! mi scusi la parola).
Poi sappiamo che il capitalismo non sempre concede tutte le “libertà di” (esistono tante dittature capitaliste) e il comunismo non ha realizzato la “libertà da”.

In ogni caso è stato singolare vedere alcuni personaggi della destra italiana invocare il restringimento delle libertà di (spostamento, lavoro, socialità) in nome della libertà dalla malattia.
Inoltre, costoro, invocando la chiusura di tutte le attività e la quarantena generalizzata ponevano il bene della collettività al di sopra degli interessi e delle libertà individuali!
Attilio Fontana, la Meloni, Salvini, sono diventati comunisti????
Ma no, suvvia, non scherziamo!
Infatti dopo pochi giorni se ne devono essere accorti ed eccoli di nuovo tutti a invocare il ripristino delle libertà …
Ripeto: strani effetti della pandemia!

Capisco che sia indispensabile far riprendere l’economia ed il lavoro, so che non si può sospendere a lungo il reddito e la produzione, eppure …
Eppure ho uno strano senso di incompiuto.
Non è che, mi domando, potremmo prendere lo spunto da questa vicenda per ragionare – finalmente – su quello che viene chiamato il modello di sviluppo? Sui concetti di necessità e libertà. Su cosa e come si produce. Su un turismo devastante che divora e, letteralmente, infetta i luoghi in cui arriva. Sui rapporti tra le persone. E su quello tra gli Stati. Sui debiti e la finanza. Sul ruolo dello Stato in economia. Sugli “investimenti strategici” (la Sanità, per esempio).
E, invece, no: tutti allineati ai canapi, scalpitanti come i cavalli del Palio, in attesa del segnale del mossiere e che arrivi il cavallo di rincorsa e possa (ri)cominciare la gara.

Ma forse, amico mio, ho questa sensazione solo perché non ho finito di fare (anzi a dire il vero ho solo iniziato) tutto quello che avevo in animo di fare.
Non ho letto tutti i libri.
Non ho scritto tutti gli articoli.
Non ho ascoltato tutti i concerti (registrati e/o in streaming).
Non ho visto tutti i film (sempre in streaming).
Non ho scritto le lettere a tutti i vecchi amici. E, spesso, non li ho nemmeno chiamati per telefono.

E poi, la cosa più grave di tutte: non ho nemmeno finito di riparare il casotto degli attrezzi in giardino …

Insomma, amico mio, la quarantena è finita e io non ho niente da mettermi!

1 commento

  1. Come sempre Norman riesce nel suo racconto a dosare in giusta misura interesse e stimolo intellettuale. In particolare, il pensiero che viene proposto circa il discorso sulla libertà porta ad una riflessione laddove si definisce e distingue il concetto di libertà congiungendolo alla preposizione semplice di piuttosto che da (cioè essere libero di oppure libero da). Proseguendo il ragionamento si potrebbero aggiungere anche altre preposizioni: ad esempio essere libero tra uguali o disuguali, libero in un luogo, piuttosto che in un altro, libero con qualcuno e non con qualcun altro e si potrebbe proseguire a lungo.
    Il principio di libertà infatti può essere declinato in moltissimi modi. Ad esempio, la libertà potrebbe differenziarsi tra interiore (intesa ad esempio come possibilità di esprimere ciò con cui si è in sintonia in quel momento, secondo i propri convincimenti morali e/o percettivo-sensoriali) ed esteriore (intesa come possibile insieme di diritti sociali, civili, relazionali, ecc.), verificando quale grande differenza esista tra le due, ma anche quale delle due, pur essendo tra esse integrate, abbia la prevalenza rispetto all’altra nell’agire dell’individuo.
    La Libertà interiore, intesa nel senso sopra citato, potrebbe essere definita come il potere di compiere o di non compiere certi atti, secondo una nostra determinazione. Sarebbe in sostanza un diritto di fare tutto ciò che è coerente al nostro sistema di pensiero, condizionalmente a non contrastare la libertà degli altri.
    La Libertà quindi si rappresenterebbe come un potere disponibile per ogni Uomo, che avrebbe la responsabilità di individuarlo, conoscerlo e utilizzarlo tramite un atto di volontà a cui fare conseguire l’agire quotidiano.
    Alcuni filosofi ritengono che è proprio dalla Libertà che può nascere la Virtù, cioè “la capacità di adempiere ai propri Doveri” internamente ed esternamente, cioè nella loro dimensione sociale.
    Sospinto dall’immagine del sacerdote, probabilmente ortodosso, pubblicata a fianco dell’articolo di Norman, mi si lasci proporre una digressione importante almeno per il pensiero e la dottrina Cristiana; mi riferisco al principio del Libero Arbitrio, principio approfondito da Sant’Agostino, ma che già si manifesta nel Vangelo di Giovanni laddove al verso 15, 22 l’Evangelista dice, riferendosi a Gesù, che “ …se non fossi venuto e non avessi parlato loro (cioè se non avessi messi i fedeli nella condizione di sapere), non avrebbero colpa; ma ora sapendo non hanno scusa per il loro peccato”.
    Sant’Agostino muove proprio da questo passo evangelico per esprimere nella Lettera rivolta all’Abate di Adrumeto Valentino e ai suoi monaci che: “….per mezzo delle Scritture sue sante (il Signore ndr), ci ha rivelato che c’è nell’uomo il libero arbitrio della volontà”.
    La Libertà sarebbe intesa come il potere che si manifesta quale libero arbitrio sospinto da un atto di volontà; un potere che consente di scegliere tra il Bene e il Male, come si sarebbe detto un tempo. Ergo, per essere liberi lo si dovrebbe innanzitutto volere.
    In questo senso la maggiore parte delle volte in cui agiamo dovremmo sapere se stiamo scegliendo un percorso o un altro e per questo ne siamo responsabili.
    Ritroviamo un approccio assimilabile anche nelle culture e religioni di origine orientale, laddove viene definito il principio del Karma, che peraltro va oltre la dimensione temporale della durata della singola esistenza terrena.
    Dunque secondo la nota legge della causa ed effetto, l’esercizio di questo potere di scelta determina e segna nel profondo la nostra vita, sia per quanto attiene il passato, in relazione al principio della retribuzione karmica, sia per quanto riguarda il futuro in termini di prospettiva della reincarnazione, piuttosto che del raggiungimento della condizione del nirvana.
    Possiamo in tutta onestà affermare che i regimi totalitari, siano essi di ispirazione fascio-nazista piuttosto che comunisti, siano in grado di assicurare il rispetto delle libertà civili, individuali o sociali? Oggi si parla spesso del modello di democrazia illiberale, che si andrebbe, per alcuni, naturalmente a sostituire alla cosiddetta democrazia liberale, come sta succedendo in Ungheria piuttosto che in Polonia. La mia opinione è che tutto quanto vada nella direzione dell’autoritarismo necessariamente riduce lo spazio delle libertà e se non vi è libertà non può esservi democrazia e viceversa. Il concetto di democrazia illiberale o meglio autoritaria risulta quindi una contraddizione in termini.
    Il Presidente Pertini aggiungeva ai principi di libertà e democrazia il fondamentale valore della giustizia sociale, senza la quale la libertà si potrebbe risolvere per molti nella libertà di morire di fame. Del resto il filosofo ed economista scozzese Adam Smith affermava già nella prima metà dell’Ottocento che “non si può avere una società prospera e felice quando la maggior parte dei suoi membri sono poveri e infelici.”
    Tornando ai giorni nostri ed alla cosiddetta fase 2, i temi della libertà, della responsabilità e della giustizia sociale restano più che mai fondamentali. È altresì decisivo precisare che ciò non può però valere unicamente per quello che un tempo chiamavamo il popolo, ma deve vedere coinvolte, prime tra tutte, le persone che ricoprono posizioni istituzionali, a partire dal governo della nazione. Tale responsabilità istituzionale onestamente mi pare si sia mostrata ad oggi inadeguata e sommamente insufficiente a causa di strategie e gestioni davvero carenti, contradditorie, confuse, laddove non esistenti.
    Mi spiego: il problema, come sempre, non è solo che cosa fare, ma soprattutto come farlo: come affrontare il lavoro, la scuola, i trasporti, la sanità, ecc.. È dimostrato, al contrario, che anche in questa epidemia chi si è mosso per affrontare in modo organizzato, definendo comportamenti precisi, protocolli, uso di presidi adeguati, ha potuto gestire il contagio in modo più che soddisfacente. Mi riferisco, a solo titolo di esempio, ai lavori per la ricostruzione del ponte Morando, alle tante aziende che hanno sottoscritto un protocollo con le organizzazioni sindacali per operare in sicurezza, ma anche alle esperienze sanitarie nelle quali la medicina del territorio ha “difeso” i presidi ospedalieri, evitando di trasformarli in focolai infettivi, come purtroppo molto spesso è accaduto nel sistema della sanità italiana. Altri paesi europei hanno dato esempi positivi e facilmente replicabili, quindi perché non replicarli?
    È giunto il momento che le istituzioni italiane diano finalmente esempio di responsabilità, il “popolo” lo merita!
    Adam

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